Un sondaggio di Cluster 17 per Grand Continent sull'opinione europea riguardo agli Stati Uniti rivela una complessa dinamica di sentimenti contrastanti che definisce i rapporti transatlantici nel 2025.
Mentre cresce in modo marcato il rigetto personale verso il presidente americano Donald Trump, definito sempre più apertamente un nemico dell'Europa, emergono segnali chiari di una preferenza diffusa per una gestione pragmatica e meno conflittuale del rapporto con Washington.
Il sondaggio di Cluster 17 mette in luce un irrigidimento netto nella percezione di Donald Trump tra gli europei.
Quasi la metà degli intervistati, ovvero il 48 per cento, considera il tycoon un nemico dell’Europa. Il giudizio è particolarmente negativo in Belgio (62 per cento), Francia (57 per cento) e Spagna (53 per cento). L'Italia si rivela tra i paesi con i giudizi più severi: il 50 per cento considera Trump come un nemico dell’Europa, mentre solo l’8 per cento lo considera un amico.
Solo in Polonia il quadro è diverso, dove Trump mantiene una valutazione prevalentemente amichevole.
Nel complesso, però, la tendenza è inequivocabile: l'immagine di Trump come figura aliena o addirittura ostile si è consolidata tra la maggior parte degli intervistati.
Nonostante l’attitudine negativa verso Trump, il giudizio politico più ampio sulla relazione con gli Stati Uniti esprime un orientamento più sfumato e meno conflittuale.
Il 48 per cento degli europei sostiene infatti un approccio basato sul compromesso con l’amministrazione americana, mentre solo un terzo propende per un’opposizione netta.
Italia (60 per cento), Francia (52 per cento) e Germania (50 per cento) spiccano in questo senso come i paesi più inclini a cercare soluzioni equilibrate piuttosto che scontri aperti.
Questi dati segnalano una distinzione chiara tra la persona di Trump e l’importanza strategica dei rapporti transatlantici per l’opinione pubblica europea.
Il panorama europeo è tutt’altro che omogeneo. In paesi come Polonia, Croazia e Paesi Bassi si registra una maggiore propensione verso un allineamento strategico con gli Stati Uniti, più deciso rispetto ad altri paesi occidentali dove prevale il compromesso. La Polonia propende soprattutto per l’allineamento, più che per il compromesso o per l’opposizione.
La Spagna, così come il Portogallo e i Paesi Bassi, mostra invece una divisione interna tra le tre opzioni. Questo riflette un nodo cruciale del dibattito europeo: se da un lato si rigetta l’ostilità rappresentata dal trumpismo, dall’altro permane il riconoscimento dell’importanza vitale del legame con gli Stati Uniti.
Questi risultati sottolineano come gli europei siano oggi chiamati a una gestione diplomatica sofisticata, che supera la semplice polarizzazione tra amici e nemici e richiede una leadership capace di navigare con pragmatismo le tensioni attuali.
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