Entrare giovanissimo nel vivaio del Bayern significa anche essere costantemente messo a confronto con giovani di alto livello, allenamenti intensi, stimoli continui: insomma, un ambiente che spinge a crescere sotto tutti i punti di vista.
Un ambiente che sta vivendo un talento, Adin Licina, che già sta facendo parlare di sè e che qualche club blasonato, tra questi anche Juve e Milan, sta attenzionando in particolar modo. Ma chi è? Andiamolo a conoscere meglio.
Adin è un ragazzo giovane — giovane davvero: è nato il 6 gennaio 2007. Cresciuto calcisticamente in un ambiente di altissimo livello: il settore giovanile del Bayern Monaco, uno dei club più prestigiosi e competitivi d’Europa.
Fin da piccolo, il fatto di essere preso da un club del genere suggerisce che già allora mostrava talento, personalità e caratteristiche – non semplicemente “tanta corsa”, ma qualcosa di più raffinato.
Adin non è un giocatore “fisico e muscolare”: la sua forza sta nella tecnica, nella rapidità mentale e nei piedi. È mancino, e sa usare il suo piede dominante con eleganza: dribbling, cambi di passo, controllo palla stretto — cose che un attaccante o un fantasista può usare per fare la differenza.
Quando lo vedi giocare (o vedi i suoi video), capisci subito che non è uno che si limita a “correre e sperare”: cerca l’azione intelligente, la giocata che cambia, la verticalizzazione, l’imprevedibilità.
Ha una buona visione di gioco, cerca la profondità e la rifinitura, aspetta il momento giusto per “accendersi”. Lo immagini benissimo come ala o attaccante esterno, magari anche come trequartista: insomma, un giocatore offensivo che riesce a creare gioco oltre che finalizzare.
Non è un fisico da tank: non è forte nelle duellazioni aeree, né ha caratteristiche da “corpo a corpo”. Ma nel calcio moderno — con sempre più spazio per tecnica, rapidità e intuizione — il suo profilo ha un senso molto concreto.
Essere un giovane talento in un club come il Bayern è una strada che può portare lontano… oppure trasformarsi in un punto fermo: la differenza la fanno grande determinazione, un po’ di fortuna, e trovare spazio.
Per un ragazzo nato nel 2007 come lui non è scontato ritrovarsi già in una squadra B/giovanile competitiva: questo significa che il club lo valuta, crede nel potenziale. Ma allo stesso tempo la concorrenza è spietata: tanti giovani “brillano” ogni anno, tanti sogni cambiano strada.
Così Adin ha davanti a sé una scelta (e una sfida): continuare a crescere, affinare tecnica, corpo e testa, per non perdersi nel “mucchio” di talenti. Se ci riuscirà, può davvero dare prova di sé.
Adin è interessante non tanto perché faccia già “colpo grosso” — quanto perché ha i numeri per provarci: piedi educati, testa sulle spalle, ambizione, e la struttura di un club che può aiutarlo a crescere.
È il classico ragazzo di quelli che “potrebbero diventare qualcosa”: e nel calcio attuale, dove spesso conta più la tecnica e l’intelligenza che la forza bruta, giocatori come lui possono ritagliarsi spazio se sanno aspettare, lavorare e fare le scelte giuste.
Seguire la sua evoluzione significa guardare un giovane talento nel momento forse più delicato: non ancora affermato, ma con potenzialità — insomma, “in potenza”, in attesa di diventare realtà.
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