La National Security Strategy di Donald Trump, rilasciata il 5 dicembre 2025, continua a far discutere soprattutto per quanto riguarda la relazione tra Stati Uniti ed Europa. Secondo molti analisti, quella strategia rappresenterebbe il definitivo disimpegno americano dal Vecchio Continente e una resa dell’Europa a se stessa.
L'ambasciatrice Elena Basile, intervistata da Tag24, propone una lettura diversa da quella mainstream del documento evidenziando continuità nella politica estera statunitense. Cosa significa davvero oggi la strategia americana nei confronti dell’Europa? Quali scenari si aprono nel breve e medio termine?
Elena Basile sottolinea come la tesi prevalente nel dibattito internazionale, ossia “Trump lascia l’Europa”, sia una semplificazione eccessiva. La NATO "continuerà a esistere, Trump ha semplicemente detto in continuità con Obama e Biden che l’Europa deve pagarsi la sua difesa". L'ambasciatrice evidenzia che non si tratta di una rottura netta, come invece enuncia la tesi maggioritaria, ma piuttosto un rafforzamento della richiesta che gli alleati europei aumentino l’impegno nella propria sicurezza.
Evidenzia al contempo che l’Europa viene considerata negli USA come “vassalla”, un’appendice militare degli Stati Uniti, chiamata a svolgere il ruolo di “braccio armato” della NATO sul proprio territorio.
Un punto centrale evidenziato da Basile è la visione americana che considera l’Europa come teatro di un conflitto più ampio con la Russia. “Volete continuare la guerra con la Russia? Una guerra di esportazione della democrazia”, sintetizza l'ambasciatrice.
Il coinvolgimento in Ucraina e la volontà di estendere la NATO sono parte di una strategia che, sebbene sostenuta da entrambe le grandi famiglie politiche USA, democratici e repubblicani di vecchio stampo, è stata radicalmente messa in discussione da Trump. Il presidente americano ha infatti riconosciuto la difficoltà politica e militare di questa strategia, ammettendo implicitamente il fallimento della “desovranizzazione” della Russia tramite l’Ucraina.
La figura di Trump emerge, dalla sua intervista, come un punto di rottura ma anche di continuità. Da un lato, “Trump è un’anomalia perché sebbene lui applichi metodi brutali... non salva neanche la forma dello stato di diritto”. Basile cita come esempio le esecuzioni extragiudiziarie in America Latina e la politica verso il Venezuela, mostrando un approccio duro e spesso controverso nella sua politica estera.
Dall’altro lato, però, riconosce che Trump “almeno ha registrato la sconfitta”, ammettendo apertamente che la strategia neoconservatrice di isolamento e desovranizzazione della Russia, attraverso l’Ucraina, è fallita. Per l’ambasciatrice Trump dice “bene, smettiamola, arriviamo a una mediazione con la Russia, così forse riesco a distogliere la Russia dalla Cina”.
La strategia di Trump, in poche parole, "ha come unica cosa positiva il riconoscimento del fallimento delle politiche neoconservatrici, quindi lo stop all’espansionismo della NATO e il riconoscimento delle ragionevoli e legittime preoccupazioni di sicurezza della Russia".
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