12 Dec, 2025 - 20:00

Beni congelati russi, Orban tuona contro l'Ue: "Si è instaurata una dittatura a Bruxelles"

Beni congelati russi, Orban tuona contro l'Ue: "Si è instaurata una dittatura a Bruxelles"

Viktor Orban ha criticato aspramente la Commissione Europea per l'attivazione della clausola di emergenza articolo 122, che immobilizza a tempo indeterminato i beni russi in Europa mediante maggioranza qualificata anziché unanimità.

Il premier ungherese ha definito la procedura "chiaramente illegale", annunciando che Budapest contesterà la decisione per difendere lo stato di diritto comunitario, in un contesto di tensioni sul piano di prestiti per l'Ucraina.

La posizione di Orban: "Fine dello Stato di diritto europeo"

Il premier ungherese, in un post su X, ha paragonato la mossa ad un "attraversamento del Rubicone", prevedendo "danni irreparabili" dall'abolizione dell'unanimità richiesta per i regimi sanzionatori standard.

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Con questo, lo stato di diritto nell'Unione europea viene sostituito dal governo dei burocrati. In altre parole, si è instaurata una dittatura a Bruxelles.

L'Ungheria, ha concluso, "protesterò e farà tutto il possibile per ripristinare l'ordine legale", opponendosi al una decisione che ritiene violi i trattati UE.

La clausola 122: motivazioni economiche e contesto giuridico

La Commissione ha invocato l'articolo 122 per giustificare il congelamento perpetuo dei beni russi, citando un "grave impatto economico".

L'articolo 122 del Trattato sul Funzionamento dell'UE (TFUE), noto come clausola di solidarietà, permette al Consiglio di adottare misure d'emergenza a maggioranza qualificata in caso di gravi difficoltà economiche generali o carenze di approvvigionamento. Questa clausola era stata precedentemente utilizzata durante la pandemia di Covid.

La procedura sostituisce i rinnovi semestrali all'unanimità con una decisione a maggioranza qualificata, eliminando veti individuali. 

Il piano di prestiti per Kiev da asset russi congelati

Il meccanismo mira a rassicurare paesi come il Belgio, dove l’istituto Euroclear detiene gran parte degli asset e apre la strada a un piano di prestiti per Kiev senza il rischio di una restituzione immediata dei fondi alla Russia.

La Commissione europea propone un “prestito di riparazione” all’Ucraina utilizzando i beni russi immobilizzati. Kiev rimborserà solo se Mosca porrà fine al conflitto e pagherà le riparazioni, uno scenario al momento considerato molto remoto.

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