Giorgia Meloni è intervenuta questa mattina alla Camera dei Deputati per le comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 18-19 dicembre.
L’intervento è coinciso con il day-after del vertice di Berlino sull’Ucraina con i leader degli altri Paesi UE, nel corso del quale è stato firmato un documento con garanzie di sicurezza post-tregua per Kiev.
Tra i passaggi più controversi del testo – sottoscritto anche dall’Italia – figura il riferimento a una possibile forza multilaterale a guida europea incaricata di garantire il rispetto di un eventuale cessate il fuoco. Una clausola che apre, di fatto, all’ipotesi di “boots on the ground”, ovvero all’invio di truppe sul terreno.
Su questo punto la presidente del Consiglio ha voluto chiarire senza ambiguità la posizione italiana. Nel suo discorso, pronunciato con accanto al vicepremier Matteo Salvini, Meloni ha inoltre attaccato duramente la Russia.
L’Ucraina è stata il fulcro dell’intervento, in un contesto che continua a mettere alla prova l’unità della maggioranza di governo.
Al centro del discorso, il capitolo delle truppe italiane ha catalizzato l'attenzione. Meloni ha escluso categoricamente un invio di soldati:
"L'Italia non intende inviare soldati in Ucraina", ha ribadito con fermezza, specificando che la partecipazione a una eventuale forza multinazionale per la "rigenerazione delle forze armate ucraine" – guidata dalla coalizione dei volenterosi – sarebbe su base volontaria per ciascun Paese.
Un messaggio diretto non solo all’opinione pubblica italiana, tradizionalmente prudente rispetto a un’escalation militare, ma anche alla Lega di Salvini, che ha più volte criticato l’idea di truppe occidentali sul campo.
Eppure, con Salvini seduto al suo fianco in Aula, il contrasto politico resta evidente: Meloni difende l’impegno italiano nella coalizione a sostegno di Kiev, ma al tempo stesso blinda la linea del “truppe zero”, evitando qualsiasi esposizione diretta dei militari italiani.
Meloni non ha risparmiato critiche a Mosca, dipingendola come ostacolo principale alla pace.
"Da Russia pretese irragionevoli, mantenere pressione", ha tuonato, puntando il dito contro i "continui bombardamenti su città, infrastrutture e popolazione inerme".
La premier ha citato la principale pretesa russa – il controllo della porzione di Donbass non ancora conquistata – come prova di una "trattativa estremamente complessa" priva di volontà negoziale equa da parte di Putin.
L'attacco è frontale: l'Italia, ha sottolineato, contribuisce fattivamente alla pace "giusta e duratura" senza cedere a ricatti territoriali.
Sulla questione degli asset russi Meloni conferma il sostegno italiano all’immobilizzazione dei beni, ma esclude qualsiasi via libera al loro utilizzo.
Sottolinea che decisioni così rilevanti sul piano giuridico e finanziario devono essere prese esclusivamente a livello dei leader europei.
Ribadisce infine la vigilanza dell’Italia sulle riforme anticorruzione di Kiev, giudicando incoraggianti i segnali arrivati dalle istituzioni ucraine.
La replica di Vladimir Putin ai capi di Stato UE non si è fatta attendere. Citato dalla Tass, il leader del Cremlino ha accusato i "leader europei isterici" di alimentare "timori" su uno scontro inevitabile con la Russia, definendolo "sciocchezze".
ha denunciato Putin, che poi ha continuato:
Poi l’affondo finale:
Le parole colpiscono trasversalmente i leader UE, inclusa Meloni, rei di mantenere pressione su Mosca.
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