Brigitte Macron, la first lady francese, si trova al centro di una bufera mediatica e giudiziaria dopo un video choc che la ritrae mentre insulta attiviste femministe con termini volgari e sessisti.
L'episodio, avvenuto nel backstage del prestigioso teatro Folies Bergère a Parigi, ha scatenato l'ira di oltre 300 donne, esattamente 343, un numero non casuale che evoca la storica lotta per i diritti delle donne in Francia. Queste querelanti accusano la moglie del presidente francese, Emmanuel Macron, di "insulto pubblico", mettendo in discussione la sua credibilità come figura sensibile alle cause femminili. Ma cosa ha acceso questa miccia?
Tutto è iniziato la scorsa settimana, durante uno spettacolo dell'attore e comico francese, Ary Abittan, al Folies Bergère. Brigitte Macron era lì con la figlia e alcune amiche, quando il video ha catturato un momento privato ma esplosivo nel backstage.
La sera precedente, attiviste del gruppo femminista Nous Toutes avevano interrotto la rappresentazione urlando "Abittan, stupratore!", in riferimento alle accuse di stupro mosse contro l'attore nel 2021. Sebbene i magistrati abbiano archiviato il caso nel 2024 per mancanza di prove, decisione confermata in appello a gennaio 2025, le femministe denunciano una "cultura dell'impunità" verso la violenza sessuale.
Nel filmato, Macron si avvicina ad Abittan e gli chiede come stia. Lui confessa di avere paura. È allora che la first lady afferma: "sales connes", "stupide stronze", riferendosi alle manifestanti. Aggiunge con veemenza: "Se riappaiono, li buttiamo fuori".
Des femmes qui dénoncent les violences sexistes sont insultées de “sales connes” par Brigitte Macron.
— Manon Aubry (@ManonAubryFr) December 8, 2025
On a commencé par les droits des femmes "grande cause du quinquennat", ça termine en les insultant.
Il est temps que le couple Macron s'en aille. pic.twitter.com/qZp6QsE51S
Parole crude, pronunciate in un contesto informale, ma ora al centro di 343 denunce presentate da gruppi come Nous Toutes e Les Tricoteuses Hystériques. Questo collettivo, nato nel 2024 durante il mega-processo per stupro legato a Gisèle Pelicot, dove decine di uomini sono stati condannati per aver violentato la donna drogata dal marito, prende il nome da un insulto sessista usato da un avvocato difensore, che paragonava le sostenitrici delle vittime alle "magliaie isteriche" della ghigliottina rivoluzionaria.
Brigitte Macron non si è nascosta. In un'intervista al quotidiano online Brut, ha dichiarato: “Mi dispiace se ho ferito le donne vittime", definendo i commenti "privati". Ma ha rivendicato la sua umanità:
Parole che dividono l'opinione pubblica. Da un lato, i suoi difensori vedono in lei una donna autentica; dall'altro, critici come l'avvocata Juliette Chapelle, che rappresenta le querelanti, tuonano:
Chapelle, intervistata su France Inter, sottolinea come Macron abbia spesso sostenuto iniziative per le donne, ma questo lapsus indica ipocrisia.
Il caso solleva anche domande più ampie: una figura pubblica ha il lusso della spontaneità? I tribunali decideranno se "sales connes" configuri reato.
Il numero 343 non è arbitrario: richiama il "Manifesto delle 343" del 1971, petizione firmata da 343 donne, tra cui Simone de Beauvoir, che confessarono aborti illegali per spingere la legalizzazione dell’interruzione della gravidanza in Francia, ottenuta nel 1975.
Oggi, quel simbolo si ripete in una battaglia legale collettiva, unendo gruppi femministi in una protesta simbolica contro gli insulti sessisti. Les Tricoteuses Hystériques incarnano questa rabbia accumulata.
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