Un intervento fino a ieri tenuto riservato da parte del Quirinale sta scuotendo il dibattito sull'identità nazionale: il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha approvato un decreto che elimina il celebre "sì!" alla fine dell'Inno di Mameli, dopo la frase "l'Italia chiamò".
La notizia, svalata ieri dal Fatto Quotidiano, rimanda a un documento ufficiale firmato il 14 marzo 2025, su proposta della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 7 maggio successivo.
Al centro della modifica c'è un "foglio" dello Stato Maggiore della Difesa, datato 2 dicembre 2024, a firma del Generale di divisione Gaetano Lunardo, capo del I Reparto dello Stato Maggiore dell'Esercito.
Il testo dispone che, durante eventi e cerimonie militari di rilevanza istituzionale, l'esecuzione cantata de "Il Canto degli Italiani" non debba più includere il "sì!" conclusivo.
"In tali occasioni – si legge – non dovrà essere pronunciato il 'sì!' finale". La decisione mira a uniformare l'inno alla versione originaria del testo scritto da Goffredo Mameli nel 1847, che non contempla quell'esclamazione aggiunta in epoche successive, forse durante il Ventennio fascista o comunque nei contesti patriottici post-bellici.
Sul sito del Quirinale, a conferma dell'orientamento, è stata selezionata la storica interpretazione del 1971 del tenore Mario Del Monaco, priva del "sì!" e fedele al testo poetico.
Dal Colle si minimizza: si tratterebbe di un semplice adeguamento tecnico, sollecitato dalle bande musicali militari per allineare l'esecuzione alle norme filologiche.
Nessuna volontà di "tagliare l'urlo" patriottico, ma un ritorno alle radici ottocentesche dell'inno, sventolato durante il Risorgimento e reso ufficiale solo nel 1946, con melodia di Michele Novaro.
Fatto sta che la decisione ha riacceso polemiche trasversali. Per la destra, potrebbe apparire come un depotenziamento simbolico; per la sinistra, un'operazione culturalmente corretta ma anacronistica.
In un'Italia divisa su sovranità e tradizioni – basti pensare ai recenti dibattiti su autonomia differenziata e riforme costituzionali – il "sì!" eliminato diventa emblema di un Paese che riscrive il suo passato.
Per di più Meloni, paladina dei valori nazionali, ha avallato il decreto: è una coincidenza o un segnale?
Sui social infervora il dibattito. Intanto, alle prossime parate militari, l'inno suonerà più sobrio, lasciando spazio solo alle parole di Mameli.
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