Il sito è caratterizzato dal risultato unico della deposizione di sali di gesso e salgemma avvenuta durante due tra gli eventi geologici più impressionanti della storia della terra: la disgregazione del supercontinente Pangea, avvenuta circa 200 milioni di anni fa, e la catastrofe ecologica che colpi il mar Mediterraneo circa 6 milioni di anni fa, con la chiusura dello stretto di Gibilterra e la conseguente evaporazione e disseccamento di quasi tutto il Mar Mediterraneo, conosciuta come Crisi di Salinità del Mediterraneo.L’area candidata ospita il 90% delle rocce evaporitiche affioranti sul territorio e un insieme di morfologie carsiche, grotte e sorgenti evaporitiche di straordinario valore che, oltre a testimoniare questi due eventi geologici, sono di grande interesse anche per la storia della ricerca geologica, paleontologica, biologica, archeologica e per la storia dell’arte. La proposta ha un elevato valore scientifico e l’eccezionale valore universale del sito è legato alla sinergia unica a livello globale di fattori geologici e climatici. Da anni il MiTE segue le proposte naturali sostenendo gli enti territoriali e ottenendo il riconoscimento di numerose aree protette come Patrimonio dell’Umanità tra cui le Dolomiti, il monte Etna e le Antiche faggete d’Europa. A tale impegno si somma il lavoro svolto in seno al Programma Mab/Unesco e alle Riserve della Biosfera, divenute venti dopo l’inclusione del Monte Grappa lo scorso anno.
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