09 Feb, 2022 - 18:20

Avanguardia rivoluzionaria: condannati i neonazisti di Milano

Avanguardia rivoluzionaria: condannati i neonazisti di Milano
Un quartetto di neonazisti della Milano bene pronto a creare il "caos assoluto" per favorire l'ascesa di un "dittatore". Per questo stavano organizzando il pestaggio di un uomo straniero di fede islamica. Ma non sarebbe stato lui l'unico obiettivo dei militanti di Avanguardia Rivoluzionaria, organizzazione non sfuggita alla Digos, le cui indagini hanno portato alla condanna di quattro giovanissimi della Milano bene.

I neonazisti della Milano bene

Secondo La Repubblica, stando all'indagine della Digos coordinate dal pm Enrico Pavone e dal capo del pool dell'antiterrorismo milanese Alberto Nobili, i quattro, tutti studenti universitari e di età compresa tra i 20 e i 21 anni, si erano dati dei nomi di battaglia come "Breivik" (l'autore della strage di Utoya in Norvegia), "Maggiore Volpi", "Milite Zucht" e "Comandante G". Il loro pane quotidiano era il credo della razza: quando sono stati fermati in zona Moscova, in uno zaino le forze dell'ordine avevano ritrovato un manganello, coltello, passamontagna e immagini di Mussolini e Hitler.

Condannati i quattro ventenni

Sono quattro i giovani condannati dal gup di Milano Sofia Fioretta: due di questi sono andati a processo con rito abbreviato, con condanne a due anni e un anno e mezzo. Per loro la Procura meneghina aveva chiesto 3 anni e 2 mesi. Gli altri due hanno patteggiato pene di un anno e mezzo. Per tutti e quattro è stata decisa la sospensione e non menzione della pena. I quattro erano accusati di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione etnica e religiosa e di associazione per delinquere.

Per la difesa è una sentenza ingiusta

Uno degli avvocati dei quattro, Davide Steccanella, ha bollato la sentenza come "ingiusta, che condanna idee e non fatti come rivela la esiguità della pena. Ma le sentenze non si commentano, si impugnano, per cui faremo ovviamente appello perché il processo penale prevede due gradi di giudizio di merito e occorre avere fiducia nella giustizia".
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Lorenzo Capezzuoli Ranchi
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