11 Mar, 2022 - 19:35

UEFA, Čeferin: "Superlega? È la Terrible League"

UEFA, Čeferin: "Superlega? È la Terrible League"
Superlega, ma anche il conflitto ucraino-russo: Aleksander Čeferin è tornato a parlare su alcuni temi di stretta attualità. Intervistato ai microfoni de Il Corriere della Sera, il presidente della UEFA ha attaccato il progetto - nato lo scorso Aprile - e commentato le decisioni prese nei confronti delle atleti e delle nazionali russi.

Čeferin: "Superlega? No, è la Terrible League"

Il presidente della UEFA Aleksander Čeferin è tornato ad attaccare il progetto Superlega, portato avanti da Juventus, Real Madrid e Barcellona: "Se stabiliscono che la Uefa è un monopolio, i tre club si facciano pure la loro Uefa, giochino le loro competizioni. Perché vogliono stare nelle nostre? Vogliono stare qui e là, ma là non esiste, è un luogo metafisico. Penso credano che il mondo sia piatto. E poi finiamola di chiamarla Superlega, chiamiamola per quel che è: la Terrible League".

Tra i fautori della Superlega c'è anche Andrea Agnelli, ma Čeferin guarda avanti: "Uefa e Juve sono due istituzioni: avranno sempre rapporti corretti. Sulla persona che lei ha nominato non voglio più dire una parola: è il passato".

"Dispiace punire gli atleti russi"

Non solo tema Superlega, ma anche stretta attualità con il conflitto russo-ucraino. La FIFA e l'UEFA hanno avanzato sanzioni nei confronti della Russia. Aleksander Čeferin commenta la situazione, trovando analogie con la guerra che ha vissuto in prima persona: "Tante similitudini con oggi: era una guerra tra fratelli. A soffrire sono gli svantaggiati, non i politici. In Jugoslavia nessuno fece nulla, fu terribile. Per noi sloveni durò, per fortuna, solo 10 giorni". Poi sulle sanzioni: "Dispiace punire gli atleti russi, ma è giusto così. Con Gazprom sono stati persi dei soldi, ma io non sono un codardo. Abbiamo imposto sanzioni sportive e dedicato più di un milione per i bambini e rifugiati ucraini. Le sanzioni sono necessarie: non è politica, ma una crisi umanitaria. Mi piange il cuore a punire gli atleti: non è la loro guerra, non l’hanno decisa né voluta. Ma dobbiamo mostrare unità per la pace".
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Pietro Agoglia
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