14 Mar, 2022 - 19:25

Ucraina: la cultura distrutta in guerra

Ucraina: la cultura distrutta in guerra
Ucraina: la cultura distrutta in guerra A Kharkiv, seconda città dell’Ucraina dopo la capitale Kiev, i bombardamenti russi hanno distrutto l’Università e colpito, tra le altre cose, la simbolica piazza delle Libertà, da cui si accedeva al museo di arte contemporanea, il Yermilov Centre, uno dei più importanti della regione.
Nei giorni scorsi il direttore del Museo Nazionale dell’Ucraina ha chiesto alla comunità internazionale di tenere alta l’attenzione anche sul patrimonio culturale a rischio di distruzione.

Ucraina: la cultura distrutta in guerra

Mentre molti ucraini fuggono dalle loro case per cercare sicurezza e la guerra continua a mietere un numero esorbitante di vittime, una questione importante coinvolge il tesoro culturale dell’Ucraina,  secondo Paese più grande d’Europa che rappresenta un territorio ricco di storia e di beni artistici con sette siti iscritti nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco.
I bombardamenti di queste giornate stanno interessando dalle università ai musei, e questa guerra sta mettendo seriamente a rischio la storia del popolo ucraino.

I monumenti a rischio attacco

Preoccupa lo stato di importanti monumenti unici nel loro genere, tra questi la Cattedrale di Santa Sofia a Kiev, il centro storico medievale di Leopoli, la  scalinata Potemkin di Odessa, che custodisce nel i museo d’Arte Occidentale e Orientale  il dipinto La Cattura di Cristo, attribuito a Caravaggio.
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Il personale a lavoro nei musei ucraini sta proteggendo reliquie e manufatti spostandoli in rifugi sotterranei, cercando di affrontare i problemi logistici che durante ogni guerra coinvolge i direttori di istituzioni culturali.

Il Museo Nazionale di Leopoli

Il Museo Nazionale di Leopoli ospitava migliaia di capolavori e manufatti che ora sono stati smistati in dozzine di rifugi sotterranei in giro per la città. Costruito nel 1905, il Museo Nazionale di Leopoli è uno dei più grandi musei dell'Ucraina dedicati alla cultura del paese. Vanta anche la più grande collezione di arte sacra ucraina del Medioevo. Nessuna di queste opere d'arte è mai stata spostata in rifugi segreti prima d'ora. "Abbiamo iniziato a imballare e spostare queste reliquie quando è iniziata la crisi. Ora abbiamo quasi finito. Speriamo di preservare meglio questi tesori per le generazioni successive", ha affermato Ihor Kozhan, curatore del Museo Nazionale di Lviv.

Il patrimonio culturale sopravvive nella plastica e nei sotterranei

Nel centro della città, molte statue e sculture sono tutte avvolte. E in molti altri musei, gallerie e chiese storici e religiosi, le persone stanno facendo tutto il possibile per salvaguardare il proprio patrimonio culturale.  I Funzionari locali non smettono di ricordare che questa è la più grande crisi che Leopoli abbia mai incontrato.
E se da una parte il Museo di Belle Arti di Odessa ha eretto filo spinato e Olesia Ostrovska-Liuta, la direttrice generale del Mystetskyi Arsenal National Culture, Arts and Museum Complex di Kiev, ha implementato il piano di massima sicurezza del museo, Lilia Onyschenko-Shvets, capo del Dipartimento per la protezione storica e ambientale del consiglio comunale di Leopoli, parla di un attacco del tutto inaspettato. Leopoli è sopravvissuta all'era sovietica,  non si tratta ovviamente di uno shock che interessa solo il patrimonio culturale, ma tutte le nostre vite:  "non avrei mai pensato di dover vivere così", dice.

Il Culture of Solidarity Fund

Nel mondo intanto continuano ad aumentare le iniziative in favore degli artisti e degli operatori culturali ucraini. La European Cultural Foundation ha lanciato il Culture of Solidarity Fund, un fondo che sostiene tutte quelle  iniziative che, proprio sotto le bombe, si propongono di rafforzare e supportare il senso di solidarietà europea. Questo, nell'attesa  che la pace possa essere ripristinata il prima possibile, e che turisti e studenti possano ancora una volta godere dei percorsi d'arte persi nelle città e conoscere la storia e la cultura dell'Ucraina.
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Francesca Pierri
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