08 Jun, 2022 - 16:18

Spiavano attraverso le telecamere di sorveglianza, 11 indagati

Spiavano attraverso le telecamere di sorveglianza, 11 indagati

Le telecamere di videosorveglianza come occhi indiscreti per guardoni tecnologici. La Polizia di Stato ha portato a termine, dopo un anno di indagini, un'operazione in 10 città italiane per sgominare due differenti gruppi criminali che, dopo aver ottenuto l'accesso alle telecamere, rivendevano i link sui social. Sono 11 le persone indagate. 10 invece le perquisizioni effettuate dagli investigatori della Polizia Postale di Milano e del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma, che hanno scoperto il fenomeno grazie alla segnalazione di un cittadino e agli sviluppi dell'analisi forense compiuta sullo smartphone sequestrato a uno degli indagati nell'ambito di un altro procedimento penale, relativo a reati di altra natura.

Nel mirino le telecamere: dalle piscine alle palestre, agli hotel

I due gruppi di guardoni riuscivano a spiare ignari cittadini ottenendo l'accesso alle telecamere di videosorveglianza di abitazioni, studi medici, alberghi, spogliatoi di piscine e palestre. Al termine delle perquisizioni, gli operatori della Polizia Postale hanno sequestrato 10 smartphone, 3 workstation, 5 PC portatili, 12 hard disk e svariati spazi cloud, per una capacità di storage complessiva di oltre 50 Terabyte. 

Strutture collaudate e compiti specifici

Nell'ambito dei due gruppi criminali scoperti dagli investigatori (per uno dei quali - il più corposo - si configura una vera e propria associazione per delinquere), gli indagati avevano ruoli e compiti ben definiti: i più esperti in materia informatica scandagliavano la rete alla ricerca di impianti di videosorveglianza connessi a internet; una volta individuati, li facevano oggetto di veri e propri attacchi informatici che consentivano, ricorrendo determinate condizioni, di scoprire le password e di accedere ai relativi impianti. Raccolte le credenziali di accesso, era compito di altri appartenenti ai gruppi criminali verificare la tipologia degli impianti, gli ambienti inquadrati e la qualità delle riprese, allo scopo di individuare telecamere che riprendessero luoghi particolarmente sensibili, come bagni e camere da letto. L'obiettivo finale era infatti quello di carpire immagini che ritraessero le ignare vittime durante la consumazione di rapporti sessuali o atti di autoerotismo. In alcuni casi, le immagini facevano riferimento a telecamere installate presso alberghi, studi medici e spogliatoi di palestre e piscine. Al termine di tale selezione, le credenziali di accesso venivano affidate ad altri sodali che, attraverso "vetrine" online create ad hoc, le mettevano in vendita sulla rete.

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Lorenzo Capezzuoli Ranchi
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