Due suicidi nel giro di qualche giorno. In un camper tra Auronzo e Misurina, in provincia di Belluno, è stato trovato il corpo carbonizzato della professoressa transgender Cloe Bianco. Sul suo blog aveva scritto:
"Subito dopo la pubblicazione di questo comunicato porrò in essere la mia autochiria, ancor più definibile come la mia libera morte. In quest'ultimo giorno ho festeggiato con un pasto sfizioso e ottimi nettari di Bacco, gustando per l'ultima volta vini e cibi che mi piacciono. Questa semplice festa della fine della mia vita è stata accompagnata dall'ascolto di buona musica nella mia piccola casa con le ruote, dove ora rimarrò. Ciò è il modo più aulico per vivere al meglio la mia vita e concluderla con lo stesso stile. Qui finisce tutto".
Era un docente allontanata dall'insegnamento e relegata a compiti di segreteria nella scuola perchè si era presentata in classe con abiti femminili.
Un altro suicidio, quello di un quindicenne transgender di Catania, Sasha. Si è buttato dal sesto piano, nel vuoto. Come quel vuoto di sostegno che questo ragazzo vedeva attorno.
Sono storie di sofferenza, di emarginazione, di solitudine, di discriminazione finite con il suicidio. Di fronte a queste decisioni estreme come ci poniamo?
Occorre riflettere sulle parole dello scrittore americano David Foster Wallace che si tolse la vita a 46 anni impiccandosi a una trave di casa. Nella lettera di addio scrisse che è come quando una persona intrappolata si butta da un palazzo in fiamme: "Morire per una caduta, rispetto alle fiamme alle tue spalle, è il meno". E' inutile gridare "non farlo" perchè, per chi ha preso la decisione, è un sollievo. A noi non resta che rispettare una scelta. Come? Forse con il silenzio.
Stefano Bisi