Il caldo record non accenna ad arrestarsi nella penisola. Domani e giovedì il Sud est toccherà i 40 gradi in alcune regioni, soprattutto nelle zone interne della Sardegna e della Puglia. Piccola tregua questo weekend: si registreranno 3-4 gradi in meno.
É l'anticiclone africano che sta facendo salire le temperature ben al di sopra delle medie stagionali. Ma cos’è esattamente? Generalmente l'anticiclone africano può presentarsi in tutte le stagioni, ma è durante il periodo estivo che l'avvertiamo maggiormente visto che le calde temperature tendono ad esaltare la sua natura mite e calda.
Si chiama 'africano' perché si genera in un'area di alta pressione di natura subtropicale continentale nella zona dell'Africa settentrionale dove si trova il deserto del Sahara che garantisce una continua e persistente stabilità atmosferica. In meteorologia gli anticicloni sono zone atmosferiche di alta pressione sulla superficie terrestre a forma circolare o ellittica, che causano modeste variazioni dei parametri meteorologici.
Giovedì, in particolare, massima allerta caldo con bollino rosso per 5 città: Ancona, Bologna, Bolzano (al terzo giorno consecutivo), Firenze e Perugia.
Giovedì il ministero della Salute segnala una situazione di allerta di livello 2 in nove città, tra cui Roma e Milano. Roma registrerà domani e giovedì una massima percepita di 35 gradi; più alta la temperatura massima percepita nel capoluogo lombardo dove giovedì si toccheranno i 36 gradi.
A peggiorare la situazione è l'allarme siccità che si registra nelle regioni del settentrione dove non piove da mesi e si sta valutando la possibilità di razionare l'acqua in alcuni comuni italiani.
La pioggia, infatti, è la grande assente da mesi, anche se nei prossimi giorni le previsioni meteo segnalano il possibile passaggio di annuvolamenti e qualche rovescio lungo le Alpi.
Lo dicono gli scienziati di uno studio dell’Istituto meteorologico norvegese condotto sul Mare di Barents del Nord. Qui il tasso di riscaldamento è 7 volte quello del pianeta.
L’area settentrionale del Mare di Barents, quel lembo del Mar Glaciale Artico si estende a nord di Russia e Norvegia. Ogni 10 anni, in questa parte di mare, la temperatura aumenta di 2,7 gradi centigradi, con picchi di 4 gradi nei mesi autunnali.
Grazie a questi dati, gli scienziati hanno colto i segni premonitori di quel che potrebbe accadere in Nord America, Asia e perfino in Europa. In poche parole, il ghiaccio rischia di sparire dalle zone più fredde della terra, un fenomeno che sconvolgerebbe sempre di più la salute del nostro pianeta.
Insomma, la Terra pare che stia iniziando a lanciare segnali di ribellione sempre più forti; la speranza è che l'intervento dell'uomo e soprattutto la sua coscienza possano ripristinare l'equilibrio climatico del globo. Ricordiamo che solo qualche anno fa i ricercatori del National Center for Climate Restoration avevano ipotizzato che la popolazione terrestre potesse collassare entro il 2050, per cui è facile immaginare come ci sia pochissimo tempo per salvare il nostro pianeta attraverso interventi immediati e concreti.