Caitlin Bernard, ginecologa e professoressa della facoltà di Medicina dell’Università dell’Indiana, lo scorso 30 giugno ha aiutato una bambina di 10 anni ad abortire, dopo che la piccola era rimasta incinta a seguito di uno stupro: il gesto della dottoressa ha scatenato le proteste degli antiabortisti che l'hanno anche minacciata, mentre molte testate giornalistiche e media hanno dato vita a una vera e propria gogna mediatica contro la ginecologa. La Bernard è finita anche nel mirino del procuratore generale dell'Indiana.
La ginecologa Caitlin Bernard ha ricevuto molte minacce, anche di morte, dopo aver aiutato una bambina di 10 anni ad abortire: la piccola residente in Ohio era rimasta incinta dopo uno stupro, è stata costretta ad andare in Indiana per interrompere la gravidanza viste le leggi restrittive del suo Stato. Qui ha ricevuto l'assistenza della dottoressa Bernard contro la quale, oltre le minacce, è iniziata una vera e propria gogna mediatica.
Pochi giorni fa il procuratore generale dell'Ohio Dave Yost - repubblicano - tramite la stampa e alcuni emittenti locali aveva cercato di attaccare e screditare il nome della dottoressa che la storia raccontata dalla bambina. Come scrive il Wall Street Journal, secondo il procuratore Yost la storia è stata inventata e programmata ad hoc per difendere la posizione del presidente USA Joe Biden, contrario e deluso dalla decisione della Corte Suprema di annullare la sentenza Roe vs Wade, sentenza che tutelava il diritto all’aborto a livello federale: neanche l’arresto e la confessione dello stupratore hanno smorzato l'odio intorno alla ginecologa Bernard.
Un odio che si è trasferito anche in Indiana, Stato dove la bambina ha interrotto la gravidanza, visto che gli antiabortisti hanno minacciato la donna e il procuratore generale ha aperto un'indagine su di lei, come ha dichiarato lui stesso ai microfoni di Fox News.
Sono ore tormentate negli Usa, dove gli antiabortisti hanno dato il via a una vera gogna mediatica contro la ginecologa Caitlin Bernard: la dottoressa non è nuova alle minacce, visto che già in passato è stata il bersaglio di attivisti ProLife. Come scrive il The Guardian a gennaio il nome della dottoressa e tutte le sue informazioni personali - dal suo background scolastico fino all’indirizzo del luogo di lavoro - era finito sulla pagina di un gruppo estremista chiamato Right to Life Michiana, in una sezione chiamata minaccia di aborto locale.
Altre minacce risalgono al 2020 quando la Bernard aveva testimoniato in un caso riguardante le restrizioni all’aborto in Indiana: tra le sue dichiarazioni, la dottoressa affermava di essere stata costretta a smettere di praticare aborti nel primo trimestre in una clinica a South Bend perché, avvertita da Planned Parenthood - dopo un avviso dell’Fbi - avevano minacciato di rapire sua figlia.
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