Isola di Pasqua, statue Moai sono state investite dalle fiamme nelle scorse ore.
L’Isola di Pasqua è situata nel territorio polinesiano del Cile, proprio in quest’area, a circa 3.500 km a ovest del continente americano e nel bel mezzo dell'Oceano Pacifico, circa 100 ettari di bosco sono in fiamme da giorni, con l'area del vulcano Ranu Raraku particolarmente colpita.
In questa zona dell’Isola si trovano centinaia di moai, le iconiche statue monolitiche riconoscibili per le loro facce, situate all'interno del sito patrimonio mondiale dell'Unesco e della cava da cui vengono estratti i minerali che li compongono.
Secondo le prime constatazioni, alcune statue di pietra avrebbero subito dei danni irreparabili e siano addirittura completamente bruciate.
Il devastante incendio che si è sviluppato in questi giorni sull’Isola di Pasqua, nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico, ha danneggiato molte delle grandi statue monolitiche caratteristiche del luogo, i moai.
Le fiamme, hanno colpito maggiormente la zona attorno al vulcano Rano Raraku, dove si trovano alcune centinaia di monoliti.
Al momento, non è ancora stato reso noto quante siano in totale le statue assalite dalle fiamme ma quel che è certo, secondo quanto riferito dalle autorità locali, è che molto di esse siano state danneggiate in maniera irreparabile.
Rimangono ancora sconosciute anche le cause che abbiano potuto provocare un incendio di queste dimensioni.
Secondo quanto dichiarato su Twitter da Carolina Pèrez, sottosegretario al Patrimonio culturale del Ministero delle Culture, delle Arti e del Patrimonio:
"Sono stati colpiti circa 60 ettari, tra cui alcuni moais".
L’incendio, si è sviluppato dopo appena due mesi dalla riapertura dell’Isola al turismo, dal momento che il sito turistico era rimasto chiuso ai visitatori negli ultimi due anni, a causa della pandemia da coronavirus.
Prima della pandemia, l'Isola di Pasqua, la cui principale fonte di sostentamento è il turismo, riceveva circa 160.000 visitatori all'anno, che arrivavano con due voli al giorno. Successivamente, con l'arrivo del covid 19 in Cile, l'attività turistica è stata completamente sospesa fino al 5 agosto, giorno cui sono ufficialmente riprese le visite dei turisti.
A diffondere la notizia dei gravi danni alle statue in pietra è stato il direttore della comunità Ma’u Henua, che si occupa della cura e della conservazione del parco nazionale.
Secondo quanto riportato, l’uomo ha detto che l’incendio ha provocato danni irreparabili e che alcuni moai sono completamente bruciati e i danni sono visibili sulla superficie dei monoliti.
Inoltre, le autorità del parco hanno sottolineato che non è stato facile contenere l’incendio per via della carenza di volontari.
Ad avanzare alcune ipotesi in merito alle cause che abbiano potuto generare il rogo, ci ha pensato il sindaco dell’Isola, Pedro Edmunds Paoa, secondo cui l’incendio non sarebbe stato un incidente.
Intervistato da una radio locale, Paoa ha detto che tutti gli incendi che si sviluppano a Rapa Nui sono provocati dagli umani.
In questi giorni, il sito rimarrà chiuso per consentire alle autorità di effettuare le necessarie indagini, mentre lo staff del dipartimento di conservazione effettuerà una stima dei danni causati dall’incendio nel sito turistico.
Ieri, Giovedì 6 ottobre, è stata convocata una riunione straordinaria in cui una delegazione della presidenza del Cile e le autorità dell’isola si sono confrontate sulla gestione dell’emergenza e hanno discusso di come prevenire il problema in futuro.
L’Isola di Pasqua è anche nota con il nome Rapa Nui, così come viene chiamata nella lingua autoctona.
Più di 1.000 moai furono costruiti sull’Isola dalle tribù polinesiane che la abitavano.
Le strutture monolitiche sono alte circa 4 metri ma possono anche raggiungere i 10 metri e pesare fino a 74 tonnellate.
Questi enormi busti in pietra, oggi circa 638, sono sparsi lungo l’intero territorio e alcune di esse possiedono sulla testa un cilindro ottenuto da un tipo di tufo di colore rossastro, il pukao.
L’ipotesi più diffusa in merito alla loro funzione è quella che esse rappresentassero lo spirito degli antenati e che fossero stati scolpiti per augurare benessere e prosperità alle nuove generazioni.
Il nome di Isola di Pasqua, così come la conosciamo oggi, si rifà alla sua scoperta, risalente al 1722 proprio nel giorno di Pasqua, dall’esploratore olandese Jacob Roggeveen.