Netta presa di posizione da parte del Parlamento Europeo, approvando una risoluzione anti-Putin che fornirà ulteriore supporto all’Ucraina per fronteggiare l'avanzata delle armate russe. Un emendamento che, però, ha creato una spaccatura interna nel Partito Democratico: 504 i voti favorevoli, 26 contrari e 36 astenuti tra cui alcuni esponenti del M5s, che non prendono parte al voto generale in segno di protesta per la bocciatura della proposta del gruppo The Left.
Il voto di oggi che si è tenuto al Parlamento europeo ha portato all'approvazione della risoluzione anti-Putin dove, fondamentalmente, l'Europa si impegna a sostenere l'Ucraina nella guerra contro la Russia. Il testo della risoluzione sancisce l’invalidità dei referendum condotti dai russi a Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Cherson in quanto i votanti erano continuamente minacciati dall'esercito russo. Sono anche richieste l'istituzione di un tribunale internazionale per crimine di aggressione contro l’Ucraina, la condanna alla mobilitazione militare lanciata dal Cremlino e la proposta di aumentare l’assistenza militare fornendo altri armamenti all'esercito di Kiev.
L'ultimo punto non è piaciuto alle frange più estreme del Parlamento, come il gruppo The Left che si è visto bocciare la sua proposta. Anche alcuni esponenti del M5s non erano d'accordo sulla decisione presa riguardo la proposta del gruppo irlandese, così si sono astenuti dal voto finale, come si legge su profilo Twitter del MoVimento:
L'emendamento approvato ha creato una profonda spaccatura anche all'interno del PD hanno mostrato solidarietà all'emendamento di The Left, considerato dal resto del Parlamento europeo troppo filo-russo. Sono sette i parlamentari del Partito Democratico considerati dissidenti: Pietro Bartolo, Caterina Chinnici, Andrea Cozzolino, Giuseppe Ferrandino, Franco Roberti, Massimo Smeriglio e Pierfrancesco Majorino. Quest'ultimo espresso il suo pensiero tramite un tweet:
In alternativa alla risoluzione approvata in queste ore, il gruppo The Left aveva presentato un suo emendamento dove era prevista una condanna all’assenza di iniziative diplomatiche dell’Unione europea e dove si chiedeva la ricerca di una soluzione pacifica del conflitto, basandola sia sul rispetto dell’integrità territoriale ucraina che del diritto internazionale. Nel documento, inoltre, si chiedeva il riconoscimento di un certo grado di autonomia per alcune regioni ucraine e lo status neutrale per l’Ucraina.