Braccata dal mondo intero che prova a correre ai ripari in modo diverso da quanto accaduto nel febbraio 2020, la Cina rischia di trovarsi a tutti gli effetti isolata a causa dell'epidemia di covid. Ma il Dragone non ci sta a essere etichettato come Paese untore e attacca quegli Stati (Italia inclusa)che hanno già introdotto norme di tracciamento nei confronti dei cittadini cinesi o in arrivo da Pechino. "Misure infondate e discriminatorie", così si difendono le autorità sanitarie di Xi.
Nonostante queste informazioni siano spesso difficili da carpire, il malumore generale è emerso sulle colonne del Global Times, importante tabloid cinese. Nel mirino, a quanto si legge nell'articolo, finiscono soprattutto Stati Uniti e Giappone (ma c'è anche un passaggio dedicato all'Italia, che però "non ha fatto emergere allarmi e preoccupazioni"), ree "di voler sabotare tre anni di duro lavoro nel contenimento della pandemia da covid-19 per attaccare la Cina".
Sarebbe dunque un puro gioco politico atto a screditare l'immagine del Pcc: questa la visione d'insieme della Cina, chiamata non solo a fronteggiare un'ondata covid di proporzioni importanti ma anche a lavare lo "sporco" che sta danneggiando la sua identità agli occhi del mondo.
Non è chiaro chi siano le persone intervistate dal Global Times, anche perché il ministro degli Esteri era stato il primo ad avvertire la comunità internazionale della necessità di intraprendere "misure specifiche e idonee" per "garantire il flusso di persone in sicurezza ed evitare contraccolpi economici al sistema industriale e di approvvigionamento globale".
La comunità scientifica cinese, che probabilmente costituisce una fetta ampia delle fonti riportate, ha dichiarato in separata sede che mai come in questo momento il lavoro di monitoraggio e sequenziamento è stato così attivo. L'obiettivo, che alla fine costituisce il vero banco di prova, consiste nell'isolare eventualmente nuove varianti e sottolignaggi che metterebbero in allerta l'Occidente, sprovvisto di protezione immunitaria. Insomma, per Pechino piuttosto che fare ammenda per una gestione rivedibile della pandemia si preferisce minimizzare e tranquillizzare: ma è difficile che il resto del mondo si fidi ancora della credibilità cinese.