Accadde oggi, 16 gennaio 1969: Jan Palach si immola. Nato l’11 agosto 1948 a Praga, si diede fuoco nella stessa città in piazza San Venceslao diventando il simbolo della resistenza anti-sovietica dell’allora Cecoslovacchia, oggi Repubblica Ceca.
Di confessione protestante, Jan Palach era uno studente iscritto alla facoltà di Filosofia dell’Università Carlo IV di Praga. Seguì con interesse la stagione riformista della Cecoslovacchia di Dubcek e Svoboda, ribattezzata Primavera di Praga. Una politica che venne repressa militarmente dalle truppe dell’Unione Sovietica e degli altri Paesi del Patto di Varsavia nell'estate del 1968.
Jan Palach e alcuni suoi amici decisero di manifestare il loro dissenso attraverso una scelta estrema: darsi fuoco in piazza. Erano cinque e Palach fu il primo. Nel tardo pomeriggio del 16 gennaio 1969 il giovane si recò in piazza San Venceslao, al centro di Praga, e si fermò ai piedi della scalinata del Museo Nazionale; si cosparse il corpo di benzina e appiccò il fuoco con un accendino. Fu soccorso da un tranviere che spense le fiamme con un cappotto.
Ai medici Jan Palach disse di essersi ispirato ai monaci buddhisti del Vietnam. Morì dopo tre giorni di agonia in ospeale alle ore 15.30 del 19 gennaio 1969; si rivelarono letali le complicazioni dovute alle gravi ustioni riportate. Jaroslava Moserová, il medico chirurgo plastico che lo operò, disse: Sapeva che stava per morire, e voleva che la gente capisse il motivo del suo gesto: scuotere le coscienze e mettere fine alla loro arrendevolezza verso un regime insopportabile. Al suo funerale, che si tenne il 25 gennaio, parteciparono 600.000 persone, provenienti da ogni parte della Cecoslovacchia.
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