Accadde oggi, 19 gennaio 2000: muore Bettino Craxi. Lo storico leader del Partito Socialista Italiano, era nato a Milano il 24 febbraio del 1934. Dopo lo scandalo di Tangentopoli e le tante accuse a suo carico, Craxi morì ad Hammamet in Tunisia dove si era rifugiato.
Dirigente della gioventù socialista, membro del comitato centrale del PSI dal 1957 ed esponente della corrente autonomista, Bettino Craxi entrò nella direzione del partito nel 1965 e fu tra i promotori dell’unificazione tra socialisti e socialdemocratici; deputato dal 1969 e vicesegretario del PSI dal 1970.
Luglio 1976: Bettino Craxi viene eletto segretario del Partito Socialista Italiano. Da leader del partito portò avanti una linea rivolta al rafforzamento del ruolo autonomo del PSI, specialmente verso il Partito Comunista Italiano, contro il quale fu in aperta polemica al fine di riequilibrare le forze della sinistra. Nel contempo strinse un’alleanza spesso conflittuale con la Democrazia cristiana.
Dall’agosto 1983 al marzo 1987, Craxi guidò consecutivamente due governi di coalizione tra DC, PSI, PSDI, PLI e PRI, il famoso pentapartito. Coinvolto nelle inchieste giudiziarie su Tangentopoli, nel febbraio del 1993 si dimise da segretario del PSI. Nell’aprile dello stesso anno, in uno storico discorso alla Camera in occasione delle richieste di autorizzazione a procedere nei suoi confronti, riconobbe il finanziamento illecito dei partiti, ma estese le responsabilità del fenomeno a tutto il sistema politico, deprecando il processo di criminalizzazione dei partiti e della classe politica. Per sfuggire ai processi si rifugiò in Tunisia nel 1994 (nella foto: Craxi durante un discorso da premier in Parlamento tra Andreotti e Spadolini).
Craxi è scomparso il 19 gennaio 2000.
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