Accadde oggi, 21 gennaio 1921: nasce il Partito Comunista Italiano. La fondazione del PCI avvenne a Livorno nel corso del 17° congresso del Partito Socialista Italiano, per iniziativa della corrente di sinistra del partito guidata da Amadeo Bordiga e Antonio Gramsci. Il primo nome della neonata formazione politica fu Partito comunista d'Italia-sezione italiana dell'Internazionale comunista. Una denominazione mantenuta fino al giugno del 1943, quando venne cambiata in Partito comunista italiano.
I primi anni del Partito Comunista furono caratterizzati da alcuni eventi ben precisi. Da una parte la sconfitta del movimento operaio e la conseguente reazione statuale e fascista, dall'altro, il rapido spostarsi del gruppo dirigente, guidato da Bordiga, sulle posizioni dell'ala sinistra dell'Internazionale. Questo determinò il diversificarsi delle posizioni all'interno del partito e la decisione dell'Internazionale (1923) di sostituire la direzione bordighiana con un esecutivo che includesse l'opposizione di destra.
Protagonista della bolscevizzazione fu Antonio Gramsci, il quale avviò un nuovo corso, sancito dal congresso di Lione del 1926, che consolidò la presenza del partito nella società. Dopo le leggi fascistissime volute da Benito Mussolini e l'arresto dello stesso Antonio Gramsci a opera dei fascisti (novembre 1926), il Partito Comunista d'Italia-sezione italiana dell'Internazionale, fu costretto a entrare nella clandestinità.
Dopo la caduta di Mussolini sfiduciato dal Gran Consiglio del Fascismo e fatto arrestare da re Vittorio Emanuele III, e lo sbarco degli Alleati in Italia, nel 1943 il Partito Comunista d'Italia uscì dalla clandestinità. Successivamente, il PCI prese parte alle prime elezioni politiche libere dopo la fine del ventennio fascista, e lavorò all'Assemblea Costituente per la stesura della Costituzione della Repubblica italiana. E' l'era della segreteria di Palmiro Togliatti detto il migliore. Un fedelissimo dell'URSS e di Stalin. Nel 1948 la dura sconfitta elettorale nel voto per la prima legislatura repubblicana: un fallimentare tentativo di alleanza con il PSI che portò alla nascita di un listone unico chiamato Fronte Popolare. La DC fece il pieno di voti e da quel momento il Partito Comunista Italiano fu sempre all'opposizione causa Guerra Fredda USA-URSS; tranne la parentesi del compromesso storico con Enrico Berlinguer alla segreteria. Un tentativo politico finito nel sangue con l'uccisione del suo grande ispiratore: il democristiano Aldo Moro.
Nel 1984 muore anche Berlinguer: viene eletto segretario Alessandro Natta. Tranne il boom emozionale alle Europee del 1984 pochi giorni dopo la morte di Berlinguer (elezioni che segnarono l'unico storico sorpasso alla Democrazia Cristiana), il Partito Comunista Italiano continuò a evidenziare una fase di grave difficoltà alle elezioni con un calo consistente di consensi. Il crollo alle politiche del 1987: 26,6%. Con la fine del mondo diviso in due blocchi contrapposti e il crollo del comunismo nei Paesi dell'Europa dell'Est, il PCI, sotto la guida di Achille Occhetto, avviò una profonda fase di trasformazione, culminata nel 1991 nello scioglimento del PCI e nella contestuale costituzione del Partito democratico della sinistra. L'ala più intransigente, contraria al cambiamento, diede vita al Partito della rifondazione comunista. Poi tante altre evoluzioni e alleanze fino all'odierno Pd.
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