Gli Stati Uniti fanno causa a Google per la pubblicità online. L’accusa è quella di posizione dominante sul mercato della pubblicità digitale. Google nasconderebbe la percentuale trattenuta e la cifra che destina alle testate giornalistiche online. Per la big tech è il secondo processo in pochi anni
Che i rapporti tra Stati Uniti e Google non fossero ottimi si sapeva già da tempo, ma nelle ultime settimane i due sono ai ferri corti. E’ notizia di questi ultimi giorni la decisione del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti di fare causa al motore di ricerca.
Secondo quanto recita il sito Bloomberg, tra i primi ad anticipare la notizia e la citazione in giudizio che potrebbe arrivare nei prossimi giorni, l’accusa è quella di una posizione dominante sul mercato della pubblicità digitale da parte di Google.
Il Dipartimento di Giustizia vorrebbe approfondire la vicenda nelle modalità con cui Google gestisce le inserzioni, che rappresentano la fonte dell’80% del suo fatturato. L’autorità giudiziaria si concentrerà sulla pubblicità giornalistica, quella legata alla consultazione di quotidiani, siti web e altre testate: le regole - è la denuncia lanciata da alcuni editori - non sarebbero trasparenti perché la Big Tech non rivela come viene ripartito il denaro pagato dagli inserzionisti. In altre parole, è sconosciuta la percentuale trattenuta da Google e la cifra che va invece alle testate.
Google in queste settimane è stata anche al centro di un caso interno, il licenziamento di circa 12.000 persone tra dipendenti di tutto il Mondo. Il taglio del personale di Google ha confermato una crisi a livello globale del campo, nei scorsi mesi anche Apple ha esercitato dei tagli importanti.
Tra le cause di questa ondata significativa di licenziamenti l’inflazione, il rallentamento della crescita, crisi internazionale, aumento del costo del lavoro, riflessi del post-pandemia.