Chef Rubio è stato denunciato per diffamazione aggravata dall'odio razziale nei confronti di Liliana Segre. Lo stesso Chef Rubio, noto personaggio televisivo, ha ricevuto la denuncia per aver, in alcuni episodi, insultato la senatrice a vita attraverso le piattaforme social.Insieme a lui anche altre venti persone, tutte accomunate dagli insulti e dalle minacce ricevute dalla stessa Segre. Tra le persone denunciate ci sono anche due medici e un'infermiera. Le persone denunciate non hanno praticamente nulla in comune, nemmeno l'appartenenza politica a movimenti associati all'estrema destra.
A quest'ultima frase, tuttavia, c'è da aggiungere un'eccezione. Parliamo di un 47enne di Pietrasanta, in provincia di Lucca, con un precedente simile di nove anni fa per "manifestazione a sostegno del disciolto partito fascista". Liliana Segre aveva presentato le denunce lo scorso 6 dicembre, dopo aver raccolto gli insulti che la senatrice a vita aveva ricevuto sui social. I carabinieri, dopo una serie di indagini, hanno accolto la denuncia e coinvolto in blocco le persone portate all'attenzione dalla stessa Segre. La stessa superstite dell'Olocausto e testimone attiva della Shoah italiana, si era espressa così poco prima di denunciare i fatti:
Chef Rubio è stato denunciato, ma non si tratta dell'unico volto di quelli coinvolti in questa vicenda. Complessivamente venti persone, 17 uomini e 3 donne, si trovano coinvolte in questa serie di denunce. Tra loro figurano due medici, di cui un oncologo, e anche un'infermiera che tra ottobre e dicembre scorsi hanno scritto sui propri profili social insulti rivolti a Liliana Segre; nel dettaglio, le persone denunciate si sono rese protagoniste di messaggi di odio e di disprezzo verso la superstite dell'Olocausto.
I carabinieri, diretti dal colonnello Antonio Coppola e guidati dal capitano Gianluca Bellotti, hanno effettuato un lavoro di raccolta di informazioni e di incrocio delle stesse, attraverso i dati anagrafici in possesso degli internet provider e nelle banche dati delle forze dell'ordine. Così sono risaliti ai titolari dei profili social, di cui alcuni anonimi.