Nuova missione internazionale per Papa Francesco, che questa mattina ha iniziata la sua visita nella Repubblica Democratica del Congo, Paese dell’Africa centrale. Risalgono a pochi minuti fa le sue dichiarazioni direttamente dalla capitale Kinshasa.
Parole di condanna per il veleno dell’avidità che ha depauperato il territorio dei suoi beni più preziosi, lasciando lo Stato in un clima di povertà che il mondo ricco e industriale non può più ignorare.
Il riferimento è legato soprattutto ai diffusi giacimenti minerari all’interno dei confini, diamanti, oro, rame, cobalto, stagno. Non a caso quest’area dell’Africa fa parte delle terre rare, quel comprensorio che identifica le zone ricche di materie prime poco diffuse ma tanto utili per alcune industrie.
Papa Francesco è il primo pontefice a visitare la Repubblica Democratica del Congo, nazione con quasi 100 milioni di abitanti, dal viaggio di Giovanni Paolo II datato 1985. Secondo le ultime stime demografiche, circa la metà della popolazione è di religione cattolica.
Come logico attendersi c’è grande fermento tra la gente per l’arrivo del Pontefice, rigorosamente a bordo della Papamobile. Infinito il corteo umano che ha accompagnato Bergoglio dall’aeroporto della capitale fino al Palazzo presidenziale dove è ospite.
Un clima che ha poi lasciato spazio all’invettiva accennata in apertura, dove il capo della Santa Sede ha denunciato lo sfruttamento e la schiavitù come forme indegne dell’umanità, capaci di generare solamente guerre, migrazioni e povertà.
Secondo le Nazioni Unite, sono quasi 6 milioni gli sfollati e circa 30 coloro che soffrono la fame a causa dei continui conflitti che interessano questa porzione del Continente Nero sin dagli anni Novanta. Francesco ha sottolineato il coraggio e la forza strenua del Congo Democratico di resistere a ogni tentativo di frammentazione del Paese, sottolineando che il suo è un pellegrinaggio di pace.
Nella giornata di domani il Pontefice celebrerà la messa e incontrerà una delegazione di esponenti delle zone dove il conflitto è realtà quotidiana. Venerdì si sposterà poi in Sud Sudan, dove lo scenario sarà pressoché ugualmente sconfortante.