Papa Francesco si appresta a far ritorno a Roma dal Sud Sudan, seconda tappa africana del "pellegrinaggio di pace" dopo la Repubblica Democratica del Congo. Nella giornata di oggi celebrerà la messa presso la Cattedrale di Giuba, poi il tragitto in aeroporto che lo riporterà in Vaticano.
Bergoglio ha officiato la funzione sul terreno del mausoleo dell'eroe della liberazione del Sudan meridionale John Garang, morto in un incidente in elicottero nel 2005 prima che il Paese, prevalentemente cristiano, ottenesse l'indipendenza dal Sudan musulmano nel 2011.
Nella sua omelia il Pontefice non si è discostato dalle invettive e dagli ammonimenti lanciati negli ultimi giorni, ancora una volta accompagnato da una folla gioiosa e festosa che lo ha accolto in totale estasi: "Speranza è la parola che vorrei lasciare a ciascuno di voi, come un dono da condividere, come un seme che porti frutto. Con i miei fratelli Justin e Iain, che ringrazio di cuore, siamo venuti qui e continueremo ad accompagnare i vostri passi, noi tre insieme siamo venuti facendo tutto quello che possiamo perché siano passi di pace, passi verso la pace."
Quindi, "anche se il cuore sanguina per i torti ricevuti, rinunciamo una volta per tutte a rispondere al male con il male, e staremo bene dentro; accogliamoci e amiamoci con sincerità e generosità, come fa Dio con noi. Custodiamo il bene che siamo, non lasciamoci corrompere dal male. Gesù vi conosce e vi ama; se rimaniamo in Lui, non dobbiamo temere, perché anche per noi ogni croce si trasformerà in risurrezione, ogni tristezza in speranza, ogni lamento in danza."
Papa Francesco ha dunque celebrato questa mattina la messa conclusiva in Sud Sudan, davanti a oltre 70mila persone. Un popolo che Bergoglio definisce "sale della terra" in contrapposizione al "veleno dell'odio e della violenza" che prevale in questi territori. Gente ferita, sopraffatta da ingiustizia e povertà, costretta a subire passivamente le azioni dei potenti.
Dal 2013 a oggi, ossia da quando è cominciata la guerra civile post indipendenza, sono morte circa 400mila persone nel Sud Sudan nonostante un accordo di pace risalente al 2018 mai rispettato.
Accompagnato dai rappresentanti della Chiesa anglicana e scozzese, il Pontefice ha invitato i presenti a conservare la bellezza del luogo attraverso il consolidamento delle relazioni umane. Ieri, invece, ha incontrato una delegazione delle minoranze per ascoltare di persona le sofferenze di chi vive quotidianamente in questo lembo dell'Africa equatoriale.
Sono in molti ad augurarsi che la visita istituzionale del capo della Santa Sede sia un punto di svolta nel percorso di pace vera e definitiva: è tangibile il clima di esasperazione e stanchezza, ma c'è chi non ha mai smesso di pregare e di credere in un futuro migliore, nonostante abbia perso anche persone a lui vicine.
Sempre nelle ultime 24 ore il leader del cristianesimo ha incontrato il presidente Kiir, finito al centro delle critiche dell'Onu per aver depauperato il Paese delle sue ricchezze, specialmente quelle petrolifere, a favore di molteplici episodi di corruzione: accuse che quest'ultimo ha sempre negato.