Le forze armate degli Usa hanno abbattuto nella serata di ieri un presunto pallone aerostatico "spia" comandato dalla Cina che aleggiava nel Paese da diversi giorni. Lo riferisce il Segretario alla Difesa Lloyd Austin, il quale ha autorizzato l'operazione su indicazione del presidente Joe Biden, assoldando un caccia.
In prima battuta il capo della Casa Bianca si era dimostrato incerto sull'eventuale abbattimento, preoccupato dei possibili rischi per la popolazione situata in traiettoria. L'esplosione ha provocato una copiosa massa di detriti caduti in mare, ora iniziano le delicate operazioni di recupero.
Per consentire le operazioni di abbattimento del "pallone spia" controllato dalla Cina, gli Usa hanno disposto un'interruzione momentanea del traffico aereo sopra i cieli della Carolina del Nord e della Carolina del Sud. L'operazione è stata coordinata insieme all'Amministrazione federale dell'Aviazione (Faa). Il servizio è stato poi ripristinato nel giro di qualche ora.
Come detto, Biden non si è espresso in maniera netta sulla vicenda, sottolineando ai giornalisti che gli Stati Uniti si sarebbero comunque occupati del fastidio. L'unica dichiarazione risale allo scorso mercoledì, quando il presidente aveva tuttavia già manifestato la volontà di procedere al suo abbattimento.
Ricostruendo il percorso del pallone aerostatico, la sua traiettoria è partita dall'Alaska, al confine con il Canada, per poi proseguire in Montana, dove è stato avvistato per la prima volta sopra la città di Billings. Sin dal principio, inoltre, il Ministero degli Esteri cinese ha ribadito che il pallone aerostatico era nient'altro che un dirigibile meteorologico civile destinato alla ricerca scientifica, finito però fuori rotta. Un'affermazione che non ha minimante convinto i funzionari statunitensi, convinti che Pechino fosse alla ricerca di informazioni, sebbene non sia chiaro quali. In una nota, il Pentagono fa sapere di aver appreso e apprezzato la spiegazione cinese ma di non ritenerla affidabile.
Ora però la vicenda rischia di avere degli strascichi inattesi, almeno a giudicare dalla dura reazione delle autorità asiatiche. Fonti orientali parlano di una "forte insoddisfazione" rispetto alla reazione statunitense, giudicata eccessiva e lesiva del diritto internazionale. Scorrendo poi presunte dichiarazioni riconducibili a organi ministeriali, si legge che il Dragone si riserva ogni possibile reazione all'accaduto:
Quindi: