Si aggravano i postumi della controversa vicenda del "pallone spia", che ha animato il conflitto tra gli Usa e la Cina dal suo iniziale avvistamento fino al suo abbattimento avvenuto lo scorso weekend.
Il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha aggiunto alla lista nera del ban sulle esportazioni sei aziende cinesi collegate secondo Washington all'intera operazione di sorveglianza tramite palloni aerostatici.
Nella nota si legge che:
I rapporti commerciali tra Usa e Cina subiscono una nuova frenata dopo il caso del "pallone spia" che ha incrinato il filo diplomatico già sottile tra le due delegazioni. Nella giornata di ieri la Casa Bianca ha dichiarato di voler prendere in considerazione "sforzi più ampi per smascherare e affrontare le più ampie attività di sorveglianza della Cina che minacciano la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e degli alleati".
Nello specifico, cosa comporta l'inserimento di un'azienda nella blacklist degli Stati Uniti? Una difficoltà maggiore, se non una vera e propria impossibilità, di rifornirsi di componenti e materiali dalle aziende americane. Il caso più eclatante è stato quello di Huawei, che ha visto crollare le vendite della sua divisione smartphone dopo aver perso l'accordo commerciale con Google nel 2020.
Sempre ieri il sottosegretario al Commercio per l'Industria e la Sicurezza, Alan Estevez, ha definito una "violazione della sovranità" l'intrusione cinese. Ma la posizione del Dragone non cambia ed è stata ribadita nella giornata di ieri dalla portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, durante un regolare briefing
Al contempo, le autorità pechinesi hanno definito le ultime sanzioni a loro carico "una manipolazione politica e una montatura a cui ci opponiamo fermamente". Fonti vicine alla Casa Bianca parlano inoltre di un colloquio telefonico promosso da Lloyd Austin, segretario del Pentagono, andato a vuoto per la mancanza di interlocuzione da parte della Cina.