Da Budapest arriva una nuovo messaggio a sorpresa da parte della Cina rispetto alla guerra in Ucraina. Dopo le parole pronunciate dall’Alto rappresentante per la politica estera Wang Yi a margine della Conferenza di Monaco, questa volta tocca al ministro degli Esteri di Pechino Qin Gang esporre il punto di vista della Repubblica Popolare:
Successivamente, il ministro ha invitato alcuni Paesi a smettere di "alimentare il fuoco", in quella che molti hanno interpretato come un'apparente frecciata agli Stati Uniti dopo le parole di Antony Blinken sulla possibile entrata del Dragone a sostegno della Russia.
Si tratta dunque della seconda inversione di marcia nello spazio di 48 ore rispetto al conflitto.
Ricordiamo che la Cina aveva stretto accordi commerciali con la Russia poco prima che Mosca avviasse l’operazione militare speciale, e non ha mai condannato apertamente le azioni di Putin (ma nemmeno sostenuto in maniera altrettanto esplicita) che hanno causato lo scoppio della guerra in Ucraina.
In un secondo momento il riferimento alla Casa Bianca è diventato più esplicito, quando Qin ha aggiunto che tali Paesi devono smettere di fare illazioni su ciò che riguarda Ucraina o Taiwan". Una tiepida rassicurazione poi esplicitata in un’altra frase simbolica:
Come interpretare queste uscite da parte della Repubblica Popolare? A giudicare dalle personalità e dal loro grado, sembra quasi che si stia preparando il terreno per il discorso di pace annunciato domenica in Germania da parte del presidente Xi Jinping, che dovrebbe celebrarsi venerdì in occasione del primo anniversario dell’Ucraina.
Sempre nelle ultime ore, la Cina ha pubblicato un documento sull'Iniziativa di sicurezza globale (GSI), la proposta di Xi in materia di sicurezza che mira a sostenere il principio della "sicurezza indivisibile", un concetto approvato anche da Mosca.
Tra l’altro, sono dichiarazioni che arrivano in concomitanza con la visita a sorpresa a Kiev del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, in cui ha promesso 500 milioni di dollari di aiuti militari e ulteriori sanzioni contro gli oligarchi russi.