Tutto pronto per il Due Sessioni. O, come diconono in Cina, il Lianghui. La Cina, infatti, si prepara a una grande riforma dei vertici istituzionali che avrà luogo a partire dal 5 marzo, quando inizierà la sessione plenaria annuale dell'Assemblea Nazionale del Popolo che è la più alta istituzione statale nonché unica camera legislativa della Repubblica Popolare Cinese. Sarà il più grande ricambio dei vertici statali degli ultimi dieci anni, con migliaia di delegati (2.977) provenienti da tutto il Paese e che convergeranno sulla Grande Sala del Popolo, sita in piazza Tiananmen, nel centro di Pechino. La sessione plenaria della Conferenza Consultiva Politica del Popolo Cinese, l'organo consultivo del parlamento, inizierà invece domani e si concluderà il 11 marzo. L'attenzione principale si concentrerà sui nuovi nomi ai vertici delle istituzioni, già oggetto di discussione dei dirigenti del Partito Comunista Cinese (PCC) nel secondo plenum del Comitato Centrale. È la prima assemblea politica su larga scala da quando è stata interrotta la politica Covid Zero. Anche se, a riprova che l’allerta non sia cessata completamente, i giornalisti che seguiranno l’evento dovranno sottoporsi ad una quarantena. I contagi sono in ripresa e lo stato cinese continua a monitorare la situazione.
L’aspetto più importante concerne la riconferma di Xi Jinping come presidente cinese, per un terzo mandato consecutivo, dopo l'eliminazione del vincolo costituzionale dei due mandati deciso nel 2018. Inoltre, verrà scelto il nuovo primo ministro, ruolo per cui è candidato Li Qiang, ex capo del partito di Shanghai e fedelissimo di Xi. Dovrebbe essere lui a succedere al decennio di Li Keqiang.
Gli osservatori saranno atresì interessati al rinnovamento dei vertici delle istituzioni economico-finanziarie cinesi, a cominciare dalla People's Bank of China. La banca centrale, dove il governatore attuale, Yi Gang, è dato in uscita. Si parla di ripristinare la Commissione Centrale per il Lavoro Finanziario e di nominare come capo dello staff il presidente cinese Ding Xuexiang.
Dopo la picconata legata al Covid la Cina ha posto una priorità assoluta sulla sua agenda del 2023: stabilità economica e crescita. Il portavoce della Conferenza Consultiva Politica del Popolo Cinese, Guo Weimin, ha assicurato che il Paese continuerà a "mantenere una politica fiscale proattiva e una politica monetaria prudente". L’obiettivo di crescita per il 2023 non è ancora stato fissato e verrà ben ponderato dopo che, lo scorso anno è stato fallito il raggiungimento del target del 5,5 ma – per via del Covid e, quindi, dei lockdown che hanno depresso l’economia – si è registrato solamente un +3%. È il minimo storico da oltre 40 anni. È anche per questo motivo che il partito frena con l’ottimismo e – scrive l’AGI – specifica che: Le condizioni per una ripresa non sono ancora solide e possono verificarsi vari fattori inaspettati in ogni momento. Anche se Guo Weimin sottolinea come l’economia cinese abbia: Una forte resilienza, un grande potenziale e una sufficiente vitalità.
Altro tema saliente delle due sessioni sarà quello relativo al contrasto della crisi demografica che, per la prima volta dal 1961, è in calo. Avvisaglie che c’erano già negli anni scorsi come si evince, ad esempio, dalla rimozione nel 2016 della politica del figlio unico. Tra gli interventi al vaglio c’è anche la possibile rimozione delle restrizioni alla registrazione dei nuovi nati permettendo, quindi, anche alle donne non sposate di avere accesso ai servizi di cui godono le coppie sposate. Tra le altre ipotesi c'è anche quella di permettere alle donne non sposate di congelare gli ovuli e di includere nel sistema di assicurazione sanitaria anche i trattamenti riguardanti la fertilità.