Guerra in Ucraina, tiene banco l’indiscrezione lanciata questa mattina dall’ISW (Institute of Study of The War, organizzazione americana) secondo cui la portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, avrebbe denunciato tensioni interne ai piani alti del Cremlino.
Le affermazioni sotto la lente di ingrandimento sarebbero state pronunciate durante un convegno sugli aspetti pratici e tecnologici della guerra informativa e cognitiva nelle realtà moderne in programma a Mosca. In breve, il Cremlino non sarebbe la fonte più autorevole nella gestione delle informazioni, e di conseguenza nemmeno sulle decisioni. La diretta interessata ha però negato tutto.
Nel report dell’ISW le misteriose parole vengono etichettate come degne di nota.
Ma quali sono le ripercussioni possibili di simili dichiarazioni? In primis la conferma dell’esistenza di un malumore sulla gestione della guerra in Ucraina che cova da parecchio tempo a questa parte nel substrato, benché la Russia abbia cercato in ogni modo di non farlo emergere in superficie.
In secondo luogo il declino dell’autorità di Vladimir Putin rispetto alla sua cerchia di collaboratori, nonostante sia suo il viso che la stampa internazionale vede durante le conferenze stampa o che sia il suo nome scritto in calce ai decreti militari. Al di là dei motivi nascosti, è chiaro che anche Mosca si trovi davanti a delle difficoltà oggettive nel costruire una narrazione coerente sull’operazione militare speciale.
Sempre l’ISW ha fornito aggiornamenti sulla situazione di Bakhmut, il villaggio simbolo della resistenza ucraina. Al momento la linea sovietica non riesce a sfondare definitivamente, faticando a conquistare quella che è diventata una questione di principio (nonché una possibile svolta nel conflitto). Interrogato dal quotidiano tedesco Bild in merito, il ministro degli Esteri ucraino Kuleba avverte il peso di una eventuale sconfitta, che segnerebbe il ripetersi di questo scenario nei villaggi successivi.