Un'ondata di proteste antigovernative è scoppiata in Iran durante la festa popolare Chahrshanbe Suri (letteralmente, "mercoledì rosso", che celebra con fuochi d'artificio l'arrivo del Nowruz, il capodanno iraniano (quest'anno il 2 aprile secondo il calendario zoroastriano).
I fuochi d'artificio sono però diventati esplosivi lanciati contro le forze dell'ordine, con numerosi manifestanti che hanno simbolicamente bruciato i loro hijab al grido di canzoni antigovernative e slogan contro la Guida Suprema Ali Khamenei. Da Nord a Sud il coro è unico, l'Iran annuncia vendetta e sangue per rovesciare il regime governativo di Raisi.
I media statali iraniani hanno riferito che in totale 15 persone sono morte e più di 2.000 sono rimaste ferite durante le celebrazioni.
La nuova escalation di violenza arriva a pochi giorni dalla dichiarazione governativa degli arresti nei confronti dei responsabili del maxi avvelenamento alle studentesse nella regione di Qom, con studenti e professori scesi in piazza per far sentire il proprio dissenso.
Le proteste, che si sono svolte in Iran nella notte di martedì e nelle prime ore di mercoledì, sono la continuazione dell'ondata di disordini scatenata dalla morte in carcere di Mahsa Amini, avvenuta in Iran ormai sei mesi fa. I leader degli attivisti avevano precedentemente invitato i manifestanti a evitare le strade, almeno per il momento. Ma la rabbia per la repressione politica e i fallimenti economici del Paese continua a ribollire sotto la superficie e ha avuto il merito di unire l'intera popolazione (soprattutto giovani e donne).
La polizia iraniana era ben consapevole che il "Mercoledì Rosso" sarebbe stato "utilizzato" dai manifestanti per creare disordini, e così è stato: al fuoco le autorità non hanno reagito come in passato, ma hanno cercato di mettersi al riparo dalla furia dei civili. I funzionari hanno cercato di reprimere le proteste procedendo a migliaia di arresti, mentre i principali istituti carcerari denunciano un pericoloso sovraffollamento.
Il capo della magistratura di Teheran, Gholamhossein Mohseni Ejei, ha annunciato lunedì che 22.628 persone arrestate durante le recenti proteste sono state graziate o hanno avuto la commutazione della pena per ordine di Khamenei.