Corea del Nord testa nuovo missile alla vigilia del Freedom Shield

La Corea del Nord ha lanciato domenica mattina (ora italiana) un sospetto missile balistico, l'ultimo lancio documentato da Giappone e Corea del Sud interpretato ancora una volta come una minaccia per la pace nella regione indo-pacifica.

Stando ai dati riportati dalle rispettive aeronautiche, quella di Seul e di Tokyo, il missile ha raggiunto un'altitudine massima di circa 50 km (31 miglia) e ha volato per una distanza di circa 800 km (497 miglia): dunque si tratta di un missile a medio raggio. È stato inoltre lanciato dall'area di Dongchang-ri, nella provincia di North Pyongan, in Corea del Nord, ed è atterrato nel mare tra la penisola nordcoreana e il Giappone.

Come da prassi, la Guardia Costiera giapponese ha avvertito tutte le imbarcazioni presenti in zona di attendere ulteriori informazioni, di non avvicinarsi agli oggetti caduti e di segnalare qualsiasi cosa sospetta.

Missile Corea del Nord, terzo lancio nell'ultima settimana

Lo Stato Maggiore della Corea del Sud ha dichiarato di aver hanno rafforzato la sorveglianza e la vigilanza in vista delle proprie forze armate in previsione di ulteriori lanci, in un regime di piena collaborazione con gli Stati Uniti. Il missile lanciato questa mattina da parte della Corea del Nord arriva a 48 ore dall’ultimo episodio di giovedì, quando era in corso un vertice tra bilaterale a Tokyo tra Corea del Sud e Giappone. Martedì, invece, Pyongyang ha mandato in avanscoperta due missili da crociera sottomarini e altrettanti a corto raggio.

Da tempo sia il governo giapponese che quello sudcoreano considerano questi test come una provocazione da parte di Kim, nonché una chiara violazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, in materia di pace e sicurezza.

Tutto ciò avviene alla vigilia del Freedom Shield, la più importante esercitazione congiunta tra Stati Uniti e Corea del Sud, che dureranno 11 giorni a cavallo tra marzo e aprile. La Corea del Nord aveva promesso di adottare dure contromisure contro le iniziative coordinate dagli Stati Uniti nell’indopacifico.