Simone Braglia, ex portiere di Lecce, Genoa e Perugia, è intervenuto nella trasmissione Cose di Calcio condotta da Debora Carletti e Flavio Maria Tassotti in onda su Cusano Italia Tv.
Simone Braglia, l’ex portiere cresciuto nella Primavera del Como e approdato tra le varie squadre a Genoa, Lecce e Reggina intervenuto a ‘Cose di Calcio’ ha fatto una panoramica generale del Campionato di Serie A, partendo dalle attitudini e qualità della squadra partenopea.
Sulla crisi del Milan, l’ex portiere (che ha militato nella squadra rossonera), ha ribadito come la mancanza di Maignan abbia influito negativamente sull'andamento del Campionato. Al Milan è venuto a mancare un elemento cardine: il portiere. Per sei mesi stare senza un leader, pesa notevolmente per gli equilibri della squadra stessa. Nessuno avrebbe immaginato poi, che allo stesso tempo alla squadra venissero a mancare sia Maignan che Ibrahimović. Entrambi fuori per 6 mesi.
Sui cambiamenti che Pioli dovrà fare in vista della prossima stagione per Simone Braglia: Ci sono tanti nomi che si vociferano come quello di Álvaro Morata, ma il problema di andare a prendere i giocatori sono le disponibilità economiche. Grandi nomi possono arrivare solo se si vendono grandi giocatori. Secondo me andrebbe venduto Leao.
La questione del rinnovo di Rafael Leao ad oggi è ancora un punto di domanda: Quando tu società sottoponi un contratto ad un giocatore, e lui si rifiuta di firmare al primo, secondo e al terzo tentativo, credo che le strade si debbano dividere poiché lo stesso giocatore ti sta facendo capire che ha voglia di andare da un’altra parte. Penso che ci voglia più chiarezza da parte dei giocatori e più correttezza da parte degli agenti perché andando avanti così si distrugge il calcio.
Sulla Juventus, Braglia ha detto che secondo lui coesistono due Juventus.
Sulla sua ex squadra, il Genoa, con cui ha giocato dal 1989 al 1992 per 77 partite e subendo solo 76 gol, ha ribadito come i 6 punti in Serie B che distaccano la prima dalla seconda non siano poi così tanti. Io credo che la società stia facendo le cose con giusta cognizione di causa, ma la Serie A rispetto alla Serie B è tutt’altra cosa. Questi giocatori vanno bene per questa categoria. Ad oggi la considero la squadra più forte del campionato e credo che l’ultimo ostacolo sia la partita di Pasqua, la trasferta che avrà a Como. Se farà bene, credo che il Genoa sia lanciato verso la promozione in Serie A diretta.
Sul Perugia. È una società nella quale ho lasciato tanti affetti, è una delle società nelle quali sono stato per più tempo, 4 anni. Nutro un affetto profondo per la squadra e vederla lì non merita. La società deve avere un attimo di equilibrio anche lei, si cambia troppo spesso, ad un allenatore va dato del tempo per poter incidere. Io credo che i presidenti se vogliono fare anche loro i trainer predano gli allenatori che facciano presidenti e allenatori. Quello è il motivo principale. Ci vuole un po’ più di equilibrio nel calcio. È un bellissimo sport ma ci vuole più rispetto per quelli che sono i ruoli nelle squadre.
Sul Südtirol. C’è una società solida, si vocifera abbia dietro Redbull. La squadra ha un allenatore che è un fior fiore di allenatore. Averne di Bisoli all’interno di un club. Quello è il modus operandi per condurre alla vittoria. La prossima partita contro il Cagliari? Sarà difficilissima, ma personalmente il Cagliari mi ha deluso come squadra. Prima che prendesse Ranieri i risultati della rosa non hanno rispecchiato quello che è il valore della rosa stessa. Dopo il Genoa il Cagliari era la squadra più attrezzata per fare in un sol boccone questo campionato, ma così non è stato. I problemi ci sono stati e hanno dovuto rivolgersi ad un signor allenatore. Non sarà una partita facile per il Cagliari proprio per le caratteristiche dell’allenatore del Südtirol. Lui ha degli obiettivi ben precisi per questa squadra.
Sul portiere italiano che lo convince maggiormente e più pronto per la Nazionale, Braglia ha sottolineato come che lui creda che il Vicario prima dell’infortunio possa insediarsi e prendere il posto di Donnarumma.
Su Donnarumma ha tenuto a precisare che non è che si sia messo in una situazione più grande di lui, ma si è inserito in una squadra che non vincerà mai nulla. I soldi contano fino ad un certo punto, contano per darti una tranquillità economica, ma poi le motivazioni non sono dettate da quanto guadagni, sono dettate dalla passione che tu hai, per il ruolo che hai e per la piazza per la quale giochi. Se fai una scelta solo per un motivo economico, secondo me è una scelta sbagliata. Il Paris Saint Germain è ancora fuori dalla Champions League nonostante abbia i migliori giocatori al mondo. Il gioco del calcio è fatto da un insieme di squadre, di giocatori, di passione, quando fai una scelta per soldi perdi in termini di affidabilità. Oggi l’insicurezza di Donnarumma è un’insicurezza dettata dall’opinione pubblica che per la scelta che ha fatto non gli perdona nulla.