La news da copertina sulla guerra in Ucraina è la fuga di documenti riservati sulla strategia bellica di Stati Uniti e Nato. Sulla questione ha commentato anche il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, secondo cui quanto accaduto costituisce la prova che gli Stati Uniti e la NATO siano direttamente o indirettamente coinvolti nel conflitto.
Le sue parole sono state riportate in primis dai tabloid britannici, a cui avrebbe aggiunto che il grado di coinvolgimento nel conflitto di Washington e dell'Alleanza Nord Atlantica sta crescendo. Una presenza esterna che complica i progetti originali ma non influenzerà il risultato dell'operazione speciale".
Sul caso, riportato questa mattina dal New York Times, il Pentagono ha avviato un'indagine interna.
Sul versante russo, oltre al commento sulla fuga di documenti di Usa e Nato relativi all’Ucraina, ci sono altre due notizie degne di approfondimento. La prima riguarda le parole che il ministro degli Esteri Sergei Lavrov avrebbe pronunciato all’Associated Press: sostanzialmente, una conferma che l’invasione dell’Ucraina ha l’obiettivo ultimo di ristabilire un nuovo ordine mondiale.
Poi arrivano denunce di maltrattamenti e atteggiamenti repressivi da parte delle milizie fedeli a Mosca nei territori occupati. Il motivo? Alcuni residenti si rifiutano di convertirsi all’aggressore, specialmente per quanto riguarda i documenti di riconoscimento.
Passiamo ora al campo, dove i fari tornano puntati su Bakhmut. Dopo giorni (o settimane, a seconda del punto di vista) di apparente tranquillità alcuni servizi di intelligence occidentale hanno rilanciato lo scoop della conquista russa del villaggio, a opera del gruppo militare Wagner. Ipotesi che le Forze Armate ucraine hanno rapidamente stroncato. Certo è che la resistenza sembra farsi complicata, anche perché il fronte nemico pare aver acquisito nuove munizioni e nuovi armamenti. Il leader mercenario Yevgeni Prigozhin aveva già additato la vittoria a Bakhmut, mentendo clamorosamente, ed era poi entrato in rotta di collisione con lo Stato russo a causa della scarsa determinazione e interesse per la missione.
Ultima nota di commento riguarda le prime dichiarazioni sul dossier ucraino del presidente brasiliano Lula. Pur condannando apertamente l’operato di Putin, il neoeletto leader sudamericano ha riproposto la cessione della Crimea come merce di scambio per giungere alla pace. Il ministero degli Esteri di Kiev ha ribadito che non ci sarà alcuna negoziazione rispetto alla sovranità dei propri territori.