Nuova vita ai mezzi pesanti e agli autobus. Grazie all’idrogeno potrebbero non essere rottamati, ma riconvertiti tutti quei veicoli euro 2 che entro fine anno non potranno più circolare. È quanto emerso dalla tavola rotonda che si è svolta presso la Unicusano, partner scientifico grazie anche al suo spin-off Hydrozero, già presentato durante la Cop27 a Sharm el-Sheikh.
La guerra russo-ucraina ha posto al centro del dibattito e dell’agenda politica il tema energia. Lo scopo è ridurre la dipendenza dalla Russia per quanto concerni gli approvvigionamenti. Da qui nasce il piano RePower EU, che ha la duplice finalità di diversificare le forniture e accelerare la transizione verso le fonti rinnovabili, in particolare l’idrogeno. L’idrogeno, infatti, ha un ruolo chiave nell’economia del futuro, il REPower EU ha introdotto l’obiettivo ambizioso di produrre ben 10 milioni di tonnellate d’idrogeno rinnovabile all’anno entro il 2030. Entro fine anno, i veicoli euro 2 non potranno più circolare, tanti di questi mezzi pesanti sono in ottimo stato (carrozzeria) eppure saranno costretti a non circolare più. E se fossero riconvertiti? Un’ambizione che potrebbe diventare presto realtà.
L’Università Niccolò Cusano è da sempre innovativa e ambiziosa nel voler realizzare attività di ricerca e sviluppo per sperimentare nuove tecnologie dell'idrogeno, nuovi materiali, componenti e sistemi per l'accumulo di energia nelle diverse forme.
«In Italia si parla ancora poco di idrogeno a causa di una burocrazia lenta, mentre gli altri Paesi corrono, anche a ritmi sostenuti, soprattutto la Germania e la Cina. Il pericolo è che l’Italia smetta di sviluppare tecnologia, divenendo solo un potenziale cliente di altri produttori esteri» ha dichiarato l’ing. Cherubini a seguito dell’importante incontro, tenutosi presso l’Ateneo romano, con una delegazione cinese.
Si apre un nuovo scenario che dovrebbe gettare le basi del new green deal (strategie verso una transizione verde) imposto dalla UE.
«Le decisioni vanno prese e intraprese oggi per il 2030. La Unicusano sta studiando come trasformare i rifiuti in idrogeno verde e come, grazie ad esso, de-carbonizzare le aziende; si pensi all’acciaieria di Taranto. Il nostro obiettivo di oggi è quello di far incontrare aziende e partner internazionali per accompagnarli in questa sfida che coinvolgerà tutti noi nel prossimo decennio» ha aggiunto l’A.D. Ing. Fabio Stefanelli.
Il futuro, dunque, potrebbe vedere una partnership internazionale per collaborare con i cinesi al fine di produrre in Italia componenti con standard elevati. Così lo scorso 18 aprile, il campus dell’Università Niccolò Cusano ha ospitato una delegazione cinese della società SinoHytec, fondata dalla Tsinghua University Education Fundation.
La SinoHytec si è mostrata, fin da subito, interessata e piacevolmente sorpresa dai tanti progetti di ricerca che l’Ateneo porta avanti con passione, professionalità, eccellenza accademica ed innovativa, tanto da consegnare all’Unicusano un omaggio con alto valore scientifico, ovvero un piatto in grafite dello stack di una fuel cell da loro prodotta, simbolo di un’intenzione ad intraprendere un’eventuale collaborazione futura.