La guerra in Ucraina non accenna a finire: dal Cremlino arriva l'ammissione di una situazione difficile, con pesanti rallentamenti a causa dei bombardamenti di Kiev. Mosca fa però sapere che, sebbene gli obiettivi russi siano ancora lontani, un territorio importante del Donbass "è stato liberato" e che si stanno compiendo sforzi per liberare altre città e per salvare vite umane.
Così il Cremlino ha giustificato i rallentamenti nelle operazioni di conquista. Nonostante la complessità della situazione in territorio ucraino, il portavoce di Putin, Peskov, ha dato per scontata la conquista russa di Bakhmut, città contesa tra i due eserciti. Il sito è stato decastato da 9 mesi di battaglia, l'azione militare più lunga del conflitto.
Sempre il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, ha fatto sapere che la Russia si trova nella necessità di continuare la sua operazione speciale in Ucraina. Peskov, intervistato dal canale televisivo bosniaco ATV, ha anche sottolineato che alcuni obiettivi sono effettivamente stati raggiunti in un anno, ma il lavoro da fare per occupare l'intero territorio del Donbass è ancora parecchio. Proprio sul Dobass si sofferma Dmitry Peskov, ricordando quali siano i fini del presidente russo Putin:
Le violenze nella provincia orientale dell'Ucraina continuano dunque, a svantaggio della popolazione locale che continua a contare ingenti perdite umane.
Secondo Peskov il «nemico ucraino va respinto a una distanza considerevole». Proprio questo dato giustifica, secondo il Cremlino, la continuazione delle operazioni militari in Ucraina. In questa situazione difficile, risuonano forti e chiare le parole del presidente ucraino Zelensky, che rifiuta categoricamente di cedere all'esercito russo.
Così ha parlato nella giornata di ieri l'inquilino di Kiev.
In mattinata sono arrivate anche le parole di Josep Borrell. A margine del Summit europeo sulla sicurezza e difesa, l'Alto rappresentante dell'Ue per la Politica estera ha commentato in questa maniera quanto successo: