Accadde oggi, 18 maggio 1944: finisce la battaglia di Cassino. Si trattò di una serie di duri combattimenti iniziati nel gennaio dello stesso anno, dopo lo sbarco di Anzio tra le forze alleate e quelle tedesche durante la campagna d’Italia anglo-americana nella Seconda guerra mondiale.
Il teatro delle operazioni vide le truppe alleate raggruppate nella 5° Armata statunitense del generale Mark Clark assaltare, dopo il vittorioso sbarco a Salerno, la linea Gustav a sud di Roma: una linea difesa dalle esperte truppe tedesche della 10° Armata comandata dal generale Heinrich von Vietinghoff. Il perno difensivo tedesco sulla Gustav era rappresentato dall’abitato di Cassino, che controllava l’accesso alla valle del Liri, e dall’abbazia di Montecassino che sovrastava la valle e permetteva ai difensori di controllare i movimenti delle truppe nemiche.
La valle era considerata l’unica via d’accesso agevole per le colonne di uomini e mezzi alleati in avanzata verso la capitale, e divenne quindi un caposaldo difeso tenacemente dai tedeschi. I nazisti impegnarono per oltre cento giorni le forze alleate in un’accanita guerra di posizione che per lunghi momenti fu molto simile alla cruenta guerra di trincea che aveva contraddistinto la Prima guerra mondiale.
La battaglia di Cassino fu caratterizzata anche dal discusso bombardamento aereo alleato che distrusse la secolare abbazia di Montecassino (nella foto: la distruzione causata dalle bombe). L’azione causò molte critiche ai comandi anglo-americani, a cui erano già rimproverati i fallimentari attacchi che continuavano a susseguirsi invano contro le tenaci linee difensive tedesche nel settore.
Dopo un difficile inverno, in cui gli anglo-americani riuscirono a rinforzare e riorganizzare le proprie truppe, lo sfondamento della linea Gustav avvenne solo a metà maggio con un’imponente operazione che permise alle forze alleate di irrompere oltre le difese tedesche. Dopo questa azione le forze alleate riuscirono ad aprirsi la strada per l’occupazione di Roma, mentre le truppe tedesche in Italia, su ordine di Albert Kesselring, si ritirarono attestandosi sulla successiva linea difensiva: la linea Gotica.
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