I soldati italiani della missione Kfor, rimasti coinvolti negli scontri di ieri in Kosovo, "non sono gravi": parola di Antonio Tajani, intervenuto ai microfoni di Radio Anch'io su Rai Radio 1. Il ministro degli Esteri ha sottolineato come militari siano "seguiti molto da vicino". Su Twitter, il titolare della Farnesina aveva parlato di tre militari "in condizioni serie, ma non in pericolo di vita".
Tajani ha poi ricordato il ruolo dei militari italiani in terra serbo-kosovara: questi ultimi sono inquadrati in una missione Nato che "punta a impedire la nascita di un nuovo conflitto tra Kosovo e Serbia". La palla passa ora ai due leader, i quali, secondo il ministro, "hanno il dovere di scongiurare una guerra".
I fatti risalgono al pomeriggio di ieri, lunedì 29 maggio: i militari italiani del contingente Kfor, appartenenti al nono reggimento Alpini L'Aquila, erano rimasti feriti mentre cercavano di contenere i manifestanti serbi. Questi ultimi protestavano contro l'elezione di sindaci albanesi in aree del Paese a maggioranza serba. Tafferugli hanno avuto luogo nelle città di Mitrovica Nord, Zvecan, Zubin Potok e Leposavic.
Sulla vicenda, che ha visto manifestazioni di solidarietà anche da una grande personalità dello sport, è intervenuta Giorgia Meloni, che ha definito l'accaduto "assolutamente inaccettabile e irresponsabile". In una nota, la premier ha condannato l'episodio e ribadito l'impegno del governo "per la pace e per la stabilità dei Balcani occidentali".
Intanto, dal Kosovo arriva un nuovo aggiornamento sul "numero delle forze di pace ferite durante le violenze". Secondo quanto riportato, trenta persone sono rimaste ferite. 11 soldati del contingente italiano e 19 del contingente ungherese hanno riportato "ferite multiple, comprese fratture e ustioni causate da ordigni incendiari esplosivi improvvisati". I feriti non sono in pericolo di vita.
Il contingente Nato, si legge nella nota, "opera sempre con fermezza e moderazione".
Le forze di pace della Kfor invitano i serbi del Kosovo e gli albanesi del Kosovo ad "assumersi la piena responsabilità di ciò che è accaduto e prevenire qualsiasi ulteriore escalation, piuttosto che nascondersi dietro false narrazioni".