Continua a preoccupare lo scenario vissuto negli ultimi giorni nel nord del Kosovo che vede sempre più protagonista la minoranza serba. Nella giornata di oggi, infatti, un foltissimo gruppo di persone di etnia serba si è radunato davanti al municipio, in una forma di ulteriore protesta dopo gli scontri con le forze di pace guidate dalla Nato avvenuti lo scorso lunedì.
In tutta risposta, i soldati della cosiddetta KFOR hanno provveduto a creare una sorta di anello di difesa circondando l'edificio municipale della città di Zvecan; inoltre, è stata disposta una recinzione metallica fornita di filo spinato per proteggere ulteriormente la zona. Ricordiamo che le ragioni degli scontri risalgono allo scorso aprile quando il boicottaggio delle elezioni da parte della rappresentanza serba aveva spianato la strada alla controparte albanese che, seppur con un affluenza inferiore al 3,5%, era riuscita ad ottenere il controllo del Paese.
È per questo che si è scelto di manifestare nei pressi del municipio che nell'occasione "schierava" tre veicoli della polizia speciale del Kosovo di etnia albanese, certamente non graditi dai serbi.
Una situazione sempre più critica che naturalmente ha comportato la reazione dei principali rappresentanti dell'Unione Europa. È il caso di Antonio Tajani che ha espresso tutta la propria preoccupazione sulla questione kosovara; nello specifico, il ministro degli Esteri ha precisato di aver già intavolato dei discorsi diplomatici con i rappresentanti politici dei Paesi, precisando:
In secondo luogo, Tajani ha confermato che si è già tenuto un dibattito più ampio che coinvolga tutti i principali Paesi dell'Occidente, volto a imbastire un programma pacifico per la Serbia. In particolare, si è trattato di "una riunione di Italia, Germania, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti, che sono i Paesi che lavorano per la stabilità della regione: insistiamo tutti con Vucic perché si possa arrivare a una pacificazione".
Un opinione condivisa anche da Josep Borrell che ha parlato a nome dell'Unione Europea dichiarando:
Nel frattempo, la Russia che è storicamente un Paese alleato della Serbia continua ad alimentare le pressioni, sottolineando le responsabilità della Nato per i fatti degli ultimi tempi in Kosovo; sul fronte orientale, allo stesso modo, da Pechino è arrivata la solidarietà a Belgrado e la richiesta alla Nato di "rispettare sovranità e integrità territoriali dei Paesi interessati"
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