Il consiglio della FIGC ha deliberato la possibilità di pubblicare gli audio fra arbitro e Var dalla prossima stagione, una decisione che ha trovato il favore dell'ex direttore di gara e oggi commentatore Rai Tiziano Pieri che abbiamo intervistato in esclusiva. L'apertura dell'Associazione Italiana Arbitri alla divulgazione dei dialoghi diventa un processo fondamentale per garantire trasparenza e far capire al pubblico le decisioni prese in campo dai fischietti. Pieri si augura anche di proseguire la strada tracciata al Mondiale in Qatar con dei maxi recuperi per evitare le perdite di tempo così come l'opportunità di concedere alle panchine il challenge per la valutazione di determinati episodi.
Il calcio ha avviato da pochi anni la rivoluzione tecnologica che ha permesso di evitare certi errori. Partendo dalla 'goal line technology' fino al Var sono due innovazioni che stanno producendo risultati importanti ma ci sta ancora un margine di crescita per il movimento arbitrale. Innanzitutto il rapporto con il pubblico che spesso vede del marcio nel mondo dei fischietti, la decisione di pubblicare gli audio fra arbitro e Var è fortemente condivisa da Tiziano Pieri: "Il concetto della comunicazione di tutte le interpretazioni arbitrali è fondamentale, se non viene trasferita al pubblico che usufruisce del servizio si presta a molteplici interpretazioni. Occorre dare una visione chiara da parte di chi è chiamato a giudicare. Il giudice emette una sentenza e poi deposita le motivazioni, stessa identica comunicazione dovrebbe avvenire per gli arbitri. E’ mancato storicamente questo passaggio. L’ideale sarebbe che durante la gara l’arbitro possa spiegare la decisione presa come avviene già nel rugby, non vedo perché nel calcio non si possa fare. In questo modo sarebbe anche più facile capire quando sbagliano, riconoscere gli errori è sempre positivo".
L'ex direttore di gara però si muove per gradi. I primi che dovrebbero entrare in possesso dei dialoghi dovrebbero essere le società coinvolte negli episodi da moviola in modo da aver chiaro il motivo che ha portato ad una certa decisione sul terreno di gioco. "La questione non è fare una cernita degli audio pubblici, bisognerebbe innanzitutto dovrebbero essere a disposizione delle società di calcio che hanno il diritto di venire a conoscenza di quanto detto in campo. Al momento sono a disposizione della Lega ma non basta, almeno concediamo questa possibilità ai club coinvolti. Il passaggio successivo è comunicare all’esterno facendo sentire gli audio anche ai tifosi" ha spiegato Pieri.
Questa apertura potrebbe portare anche alla possibilità di sentire il commento della gara agli arbitri stessi dopo il triplice fischio. Una soluzione che però non sembra entusiasmare i vertici dell'AIA che vogliono tutelare i loro tesserati: "Nel post gara far parlare un arbitro non credo sia la soluzione migliore. Basta vedere i calciatori che spesso dicono tutti la stessa cosa con frasi fatte, già è più complicato per gli allenatori che ricevono domande più tecniche e mirate che obbligano a dare una spiegazione sulle scelte fatte. Figuriamoci quanto possa essere complesso per gli arbitri che dovrebbero confrontarsi con giornalisti locali vicini ad un club che farebbe domande dirette. I direttori di gara vanno preparati per poter fare le interviste ma comunque non seguirei questa strada perché lo stress post-partita riguarda anche loro. Adotterei magari la possibilità di fare una conferenza stampa ad ogni designazione della giornata di campionato dove si presentano i fischietti scelti con uno di questi che a rotazione risponde alle domande e analizza gli episodi della settimana precedente a mente lucida. Parlare di un caso quando il clima è ancora caldo non è semplice per cui così si potrebbe procedere per passaggi intermedi" ha commentato l'ex fischietto ligure.
Passando invece ai miglioramenti di campo, è argomento di grande interesse l'idea di conteggiare il tempo effettivo per ridurre al minimo le perdite di tempo e assicurare una soglia di minuti di gioco più alta. Una soluzione su cui Pieri non si trova d'accordo: "Ai mondiali abbiamo visto che si è lavorato nella direzione di far recuperare il tempo non giocato in campo. Negli anni il tempo effettivo è diminuito, con il Var si è arrivati a soli 35 minuti disputati. Dobbiamo dare un servizio che premia lo spettacolo dei giocatori e non gli arbitri che attendono dietro un monitor. Non sono quindi favorevole al tempo effettivo ma bisogna dare un recupero congruo con le perdite di tempo. Il quarto uomo potrebbe diventare un cronometrista che tiene conto delle tempistiche del var da dover recuperare, è stato calcolato che per ogni rete il gioco è fermo per novanta secondi. Basta quindi adottare un modello matematico molto semplice. Si può immaginare quanto ne beneficerebbe il calcio con dei recuperi veri che diventano momenti spettacolari. Il calcio ha bisogno di pathos".
Per quanto riguarda il challenge invece può diventare una soluzione utile da concedere alle panchine. Partendo dal presupposto che un arbitro e il Var non sono infallibili, la chiamata da parte delle panchine permetterebbe di andare a visionare per la prima o nuovamente alcuni episodi. Una possibilità quindi che però richiede delle regole per applicarlo: "Sono favorevole al challenge e ho già sviluppato un criterio per utilizzarlo. Sarebbe sufficiente concedere una chiamata per tempo ad ogni panchina: se si rivela corretta allora rimane ancora disponibile, se è sbagliata perché fatta in maniera pretestuosa o per perdita di tempo si perde la possibilità. L’ideale sarebbe che ogni società si dotasse di uno specialista che può consigliare al meglio l’allenatore. Il var non è infallibile per cui potrebbe essere una soluzione che migliora il calcio. L’errore più grossolano di questa stagione è la posizione di Candreva in Juventus-Salernitana. Con il challenge si sarebbe potuto rivedere nuovamente le immagini ed evitare lo sbaglio".
Il prossimo weekend si concluderà il campionato e arriva il momento dei bilanci stagionali anche per gli arbitri. Fra il caos Juventus e lo scandalo che ha portato alle dimissioni del Presidente dell'Aia Alfredo Trentalange, per il designatore Gianluca Rocchi è stata dura districarsi ma l'anno si chiude con dei segnali positivi: "Gli arbitri sono al servizio del calcio e quindi la categoria è sempre felice di vedere squadre italiane nelle finali europee. E’ stato un anno di alti e bassi, il designatore Rocchi ha fatto un lavoro apprezzabile come allenatore di una squadra giovane dove serviva rischiare. I giovani hanno diritto di poter sbagliare, pochi veterani hanno tradito le aspettative. Complessivamente il mandato di Rocchi è positivo. E’ riuscito ad abbassare la percentuale dei calci di rigori dando un’impronta chiara alzando l’asticella dando una impronta molto simile al suo stile. Cambiare metodologia non è facile, gli arbitri sono come una squadra che cambia modulo con il nuovo allenatore. Serve tempo per assimilare le nuove richieste. Rocchi è promosso a pieni voti, mi piace la sua filosofia e vorrei vederlo un altro anno lavorare. Fra i più giovani mi sono piaciuti Ayroldi e Marcenaro che potranno diventare il futuro degli arbitri italiani sperando possano fare gare di altissimo livello" ha concluso Tiziano Pieri.