In Iran, la morte di Mahsa Amini, ha letteralmente e metaforicamente squarciato un velo che fino qualche mese fa copriva le proteste delle donne contrarie all'hijab, visto come simbolo della repressione del regime e della polizia. Da settembre dello scorso anno, si sono susseguite le forme di protesta e di ribellione, nonostante lo Stato abbia aumentato le misure repressive per soffocare le forme di dissenso. L'ultima donna iraniana al centro di una notizia che ha fatto il giro del mondo è Parmida Shahbazi, insegnante di tedesco che ha scelto di non indossare il velo e sfidare la polizia morale.
Shahbazi ha ripreso con il proprio cellulare lo scontro verbale con un agente di polizia e dal video si sente la donna rivendicare il diritto ad autodeterminarsi: "Non cercare di spaventarmi. Ricorda che sono una donna e lotterò per sempre per i miei diritti. Non abbiamo paura di voi". Queste parole, dal contenuto molto importante, arrivano dopo che il poliziotto ha intimato alla donna di indossare l'hijab e l'ha definita una "criminale". E come tale, Shahbazi è stata trattata, dal momento che dopo la diffusione del video è stata arrestata. In seguito al suo rilascio, è stata costretta a ritrattare e scusarsi in televisione.
Il video è però rimbalzato in rete, diventando un ulteriore simbolo della battaglia delle donne per la libertà e i diritti e trasmettendo un'immagine di coraggio. Le autorità iraniane e la polizia morale, da poco tornata sulle strade, continuano a tentare di soffocare le proteste con arresti e forme di violenza, ma le donne continuano a lottare e a uscire senza velo con sempre maggiore frequenza, soprattutto nelle grandi città. L'onda di disobbedienza civile non intende arrestarsi.