Nell'universo dei Repubblicani è giunta l'ora del primo dibattito tra i candidati alle presidenziali Usa del 2024. Tra i volti noti della corsa verso la Casa Bianca salta all'occhio l'assenza della faccia più conosciuta di tutte, quella di Donald Trump, impegnato con i suoi travagli legali in Georgia. Nonostante i suoi guai con la giustizia, il Tycoon continua ad essere saldamente alla guida dei sondaggi.
Trump però non accetta di essere tagliato fuori dalla scena e affida a X, ex Twitter, una serie di considerazioni particolarmente accese sull'operato di Joe Biden:
Ha detto l'ex presidente durante i suoi 45 minuti di intervista pubblicata sul social.
Al di là delle posizioni di Trump, ormai arcinote, il primo dibattito degli ambienti repubblicani in vista delle presidenziali ha offerto un'occasione d'oro per delineare temi e correnti all'intento del partito, gli stessi punti chiave che domineranno la campagna elettorale nei prossimi mesi.
Ron DeSantis, governatore della Florida e principale rivale di Trump, ha insistito sul declino del Paese dando tutta la colpa a Biden, mentre dal punto di vista dei diritti ha ribadito la sua ferrea posizione antiabortista.
L'ex vicepresidente Mike Pence ha parlato molto durante il dibattito, forse riuscendo a mettere a segno qualche punto. Il candidato ha incassato il favore degli avversari soprattuto quando, qualche mese fa, ha dichiarato di non voler accettare la richiesta di Trump di non certificare la vittoria di Biden. «Ha fatto il suo dovere» hanno convenuto i repubblicani, ricordato l'impegno di Pence in difesa della costituzione.
Infine, Nikki Haley, ex governatrice del South Carolina, ha spostato il dibattito sul tema caldo del surriscaldamento globale e del cambiamento climatico, su cui l'amministrazione Trump è stata variamente accusata di remare contro ai pregevoli tentativi internazionali di limitare il disastro. La candidata crede che la minaccia climatica sia «reale», ma la colpa dell'innalzamento delle temperature non sarebbe degli Usa. Tuttalpiù, il dito va puntato contro Cina e India, grandi Stati inquinatori.
Lo stato dei lavori interni al Partito repubblicano non permette ancora di evidenziare chiaramente un favorito che non sia Trump, il quale, per ovvi motivi, potrebbe però finire per non essere rieleggibile. Il dibattito di oggi non ha fatto scintille: nessuno dei candidati è prevalso chiaramente sugli altri, mentre anche tra i nomi "minori" non ci sono stati scivoloni tali da giustificare l'idea di una prematura fine della corsa elettorale.
Tim Scott, unico senatore afroamericano dei repubblicani, è rimasto sul suo solito slogan della sua storia personale incannatrice del «sogno americano», mentre l'ex governatore moderato dell'Arkansas Asa Hutchinson si è distinto per i suoi attacchi aperti a Trump, ribaditi da Christie.