Si chiama Terry Gou, ha fondato Foxconn, uno dei più grandi produttori di componenti elettrici e tra i principali fornitori di Apple, e sarà il nuovo volto delle elezioni presidenziali a Taiwan. L'annuncio è arrivato in queste ore: il miliardario correrà per la presidenza del Paese come candidato indipendente alle votazioni previste per il prossimo gennaio.
Il programma di Gou ha già individuato il suo slogan più potente: «Pace con Pechino al più presto». Questo dunque il sentiero politico che il ricco imprenditore intende proporre ai suoi elettori, forte degli ottimi rapporti che lui, in quanto miliardario fondatore di Foxconn, nutre con l'altra sponda dello stretto di Taiwan. Infatti, l'azienda gestisce in Cina molti impianti, capaci di dare lavoro a oltre un milione di persone.
Nonostante risulti animata dalle migliori intenzioni di serietà e dedizione alla causa, la carriera politica di Terry Gou pare essere subito partita in salita. Al miliardario servono 290.000 firme per poter effettivamente partecipare alle elezioni come candidato indipendente. Questo primo scoglio potrebbe comunque essere superato con una certa scioltezza dal fondatore di Foxconn, viste le ingenti energie riposte in una sorta di campagna elettorale anticipata in varie città dell'isola portata avanti negli ultimi mesi.
Ma la soglia delle 290.000 firme è solo uno dei guai che dovrà risolver il guru delle componenti elettroniche per poter correre con successo alle tanto desiderate presidenziali. Il candidato miliardario aveva infatti richiesto l'appoggio del maggiore partito di opposizione, il Kuomintang, appoggio che il gruppo ha però ritenuto di accertare a Hou Yu-ih, ex capo della polizia e attuale sindaco di New Taipei City.
Il nome di Yu-ih potrebbe rivelarsi pericoloso per Gou, dal momento che i sondaggi lo danno ad un solido 26% di sostegno popolare. Ma la vera bestia nera, il vero uomo da battere, sarà indiscutibilmente l'attuale vicepresidente taiwanese William Lai, dato al 45% delle preferenze dai pronostici.
Lai, volto di spicco del Partito democratico progressista, si pone in una linea politica decisamente avversa a quella prospettata da Gou: per il democratico è necessario che Taiwan prosegua sulla strada intrapresa della indipendenza da Pechino.