E' sbarcato in Italia ad appena ventuno anni e ora Bremer vuole lo scudetto. Il difensore brasiliano è cresciuto, non è più il ragazzo timido che tentava il grande salto in Europa ma un centrale dominante che guida la retroguardia della Juventus insieme al connazionale Danilo. Una coppia verdeoro che può diventare un trio insieme ad Alex Sandro in base alle scelte di Massimiliano Allegri. Bremer ora vuole il salto di qualità e per questa ragione nel corso di una intervista in patria ha chiarito che l'obiettivo della stagione è lottare per il titolo. L'esclusione dalle coppe europee può diventare un incentivo per riportare in Piemonte uno scudetto che manca da oltre tre anni.
Estate 2018, il Torino spende 5 milioni e acquista Bremer dall'Atletico Mineiro. Un investimento non banale per le casse granata che intravedono nel brasiliano le qualità giuste per la difesa a tre di Walter Mazzarri che diventerà l'artefice principale della sua crescita. Una prima stagione da osservatore in panchina per capire i movimenti e la tattica italiana, saranno solo sette le presenze complessive. Il tecnico livornese lo stimola concedendogli maggiore spazio nel campionato seguente dove inizia a mettere in mostra le sue qualità.
La prima grande stagione è nel 2020/21 quando diventa un titolare della retroguardia granata con gli occhi delle big che iniziano a cadere su di lui ma Cairo resiste alle tentazioni. L'anno successivo arriva la definitiva consacrazione che vale il premio di difensore dell'anno per la Lega di Serie A. Il patron del Torino chiede almeno 40 milioni con un'asta fra Inter e Juventus con i bianconeri che alla fine la spuntano versando 41 milioni di euro ai rivali cittadini più otto di bonus legati alle prestazioni. Un primo anno di ambientamento a Vinovo che è comunque valso la convocazione al mondiale in Qatar con il Brasile e ora l'obiettivo è lo scudetto come rivela al portale verdeoro Rede 98.
In cinque anni ha quindi cambiato radicalmente la carriera ma soprattutto il suo modo di interpretare il difensore centrale. Meno sortite palla al piede e maggiore sostanza in un campionato dove non si può abbassare la soglia della concentrazione, una preparazione per la sua prima Champions League conclusa amaramente con l'eliminazione alla fase a gironi.