Era programmata per la giornata di oggi l’udienza d’appello richiesta dall’oppositore russo Aleksei Navalny per contrastare la condanna subita pari a 19 anni di carcere all’interno di un istituto di massima sicurezza. Navalny è stato il più strenuo oppositore del Cremlino e di Vladimir Putin nel corso dell’ultimo decennio. Anzi, è stato in grado di mobilitare migliaia di persone nelle proteste anti-governative da lui realizzate. Incarcerato dal 2021 con l’accusa di frode ma è chiaro, tanto all’interno quanto all’esterno del paese, come la vera ragione sia politica.
La condanna ai 19 anni di carcere era arrivata già nel mese scorso, al termine di un’udienza in un tribunale vicino a Mosca. Oggi è arrivata però la conferma, anche dopo la richiesta d’appello effettuata da Navalny. L’accusa è quella di aver dato vita ad una organizzazione in grado di minare la sicurezza pubblica, per tali ragioni è previsto il suo spostamento da un carcere di massima sicurezza ad uno di sicurezza speciale. Tradotto, l’oppositore russo potrà ricevere un minor numero di visite e una ancor minor quantità di corrispondenza. Navalny non era presente fisicamente all’udienza ma ha assistito tramite collegamento video dal luogo in cui è attualmente detenuto.
Se da un lato il Cremlino ha ottenuto la conferma della condanna al suo più strenuo oppositore, dall’altro continua il suo impegno militare nella guerra in Ucraina. Il vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russo, Dmitry Medvedev, ha snocciolato i numeri delle forze armate reclutate dalla Russia nel 2023: si tratta di 280mila persone, secondo i dati aggiornati ad inizio mese.
Non esistono però altre fonti e perciò si tratta di cifre non verificabili. Lo stesso ministero di Difesa russo, tra l’altro, aveva fatto riferimento ad una cifra più elevata, con oltre 325mila nuovi arruolamenti. Parallelamente, proseguono i bombardamenti russi nella regione di Kharkiv: la città di Vovchansk è stata la più colpita ed un uomo è ricoverato in gravi condizioni.