La situazione esplosiva in Niger costringe Parigi ad abbandonare il paese e le sue truppe iniziano a lasciare dello stato africano. La notizia proviene da fonte ufficiale, il quartier generale miliare, e arriva circa una settimana dal rientro dell’ambasciatore francese in patria dopo le continue pressioni del regime.
L’annuncio è stato reso noto tramite poche righe: Inizieremo la nostra operazione di disimpegno questa settimana, in buon ordine, in sicurezza e in coordinamenti con i nigerini. La dichiarazione fa seguito ad un discorso televisivo di Emmanuel Macron, il 24 settembre scorso, in cui annunciava l’abbandono del Niger da parte della Francia.
Il Niger attraversa una situazione di caos totale dal punto di vista governativo a seguito del colpo di stato a Niamey risalente al 26 luglio scorso. In quella circostanza la Francia si spese duramente per la difesa del legittimo presidente del paese, Mohamed Bazoum, prigioniero dei golpisti.
Ora che però il caos non accenna a placarsi, la posizione mantenuta dalla Francia si mostrava come controproducente. L’unica possibilità passava da un intervento militare diretto, una soluzione poco realista e al contempo decisamente poco auspicabile.
Questo anche alla luce della posizione francese nei confronti di altri golpe che hanno scosso alcuni stati africani. Nel caso del Ciad, ad esempio, il figlio del presidente Idriss Déby lo ha sostituito alla guida del paese senza ricevere condanna da parte di Macron, pur avendo nei fatti violato la costituzione.
I golpisti del Niger esultano all’inizio imminente del ritiro delle truppe dal suolo del paese, operazione che era già stata annunciata a settembre ma il riferimento era ad un vago entro fine anno: ora si ha certezza sulla data. In tutto la Francia aveva stanziato circa 1500 soldati nello stato che considerava il più stabile della regione, considerando i quattro golpe che avevano interessato i paesi vicini tra 2020 e 2022 (in Mali e Burkina Faso).
La nuova giunta al potere ha definito questo momento come storico e ribadito come possa essere considerata una tappa cruciale per la sovranità di Niamey rispetto alle passate ingerenze occidentali. La speranza, per i golpisti, è quello di chiudere con il passato: Le forze imperialiste colonialiste non sono più le benvenute.
La situazione, tuttavia, è tutto tranne che distesa con i vicini africani, con il rischio sempre più concreto di uno scontro militare nell’intera regione del Sahel nel caso in cui non si dovesse trovare una soluzione democratica con i paesi dell’area.