La ministra degli esteri dell’Estonia, Kaja Kallas, ha tenuto un importante discorso sulla guerra in Ucraina e in particolare sulla posizione del suo paese e, più in generale, dell’intera area europea nei confronti del conflitto. Ha ribadito, inoltre, la necessità di un aumento della spesa per quanto riguarda la difesa e, di conseguenza, dell’industria militare. Non è stato messo in discussione il sostegno all’Ucraina, evidenziando come sia l’unico mezzo per salvaguardare il paese da minacce potenzialmente ancora più grandi.
Il consueto discorso serale del presidente ucraino Volodymyr Zelensky è stato incentrato su un elemento in particolare, l’aiuto internazionale offerto dai vari leader mondiali e la loro piena consapevolezza della situazione nel paese ucraino. Gli atti commessi dalla Russia sono sotto gli occhi di tutti, così come le sue azioni terroristiche, a cui l’Ucraina saprà rispondere, secondo le parole del suo presidente.
Nel frattempo giungono notizie riguardo un’evacuazione da Israele da parte di circa 250 persone. Lo ha riferito l’ambasciatore ucraino in stanza a Israele. Fino ad ora sono morti 12 cittadini ucraini nell’offensiva lanciata da Hamas pochi giorni fa.
La violenza della guerra in Ucraina non cessa di diminuire soprattutto ad Avdiivka, su cui si concentrano attacchi e bombardamenti per il quinto giorno consecutivo. Questo potrebbe dare il via ad una nuova fase dell’offensiva di Mosca, almeno secondo il portavoce del Consiglio di sicurezza statunitense.Allo stesso modo, l’ambasciatore russo presente all’Onu, Vassily Nebenzia, ha evidenziato come la cosiddetta controffensiva ucraina può considerarsi conclusa.
La situazione appare complicata, infatti, nei territori orientali a Kiev. Sono gli stessi vertici militari di Zelensky ad ammetterlo, dove i risultati sono peggiorati in modo significativo e gli assalti sono a decine ormai, con pesanti combattimenti ormai quotidiani.
L’assedio si concentra nella città di Avdiivka perché considerata in una posizione strategica per la conquista poi di altri insediamenti nell’area. La città resta circondata e bombardata, tanto che gli aiuti umanitari previsti per le 1620 persone rimaste al suo interno sono stati bloccati. La distruzione della città è pressoché totale tenendo conto che vi abitavano, prima dell’inizio del conflitto, oltre 32mila persone.
Il contesto è reso ancora più chiaro da un comunicato rilasciato dal capo dell’amministrazione militare della città, Vitaly Barabash: