24 Oct, 2023 - 12:39

Islanda, la Prima Ministra Jakobsdóttir partecipa allo sciopero delle donne: “Oggi non lavorerò”

Islanda, la Prima Ministra Jakobsdóttir partecipa allo sciopero delle donne: “Oggi non lavorerò”

Scende in piazza anche la premier islandese per quanto riguarda lo sciopero delle donne a proposito del gender pay gap. Un tema che non riguarda solo l’Islanda ma quasi tutte le realtà mondiali in cui le lavoratrici, a parità di lavoro, ricevono una retribuzione inferiore rispetto ad un collega uomo. Da tempo le organizzazioni che si occupano della lotta per i diritti femminili chiedono una pubblicazione degli stipendi di tutti i settori, per rendere evidente (e soprattutto pubblico) il divario esistente.

Islanda, la Prima Ministra Jakobsdóttir partecipa allo sciopero: Mi aspetto facciano lo stesso tutte le donne

La Prima Ministra Katrin Jakobsdóttir partecipa allo sciopero e afferma di aspettarsi che lo stesso facciano anche le altre donne parte del governo. La manifestazione proclamata in tutta l’Islanda non riguarda solo le lavoratrici ma include anche i lavori domestici, quello che culturalmente viene ancora fatto in gran parte da donne.

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Lo sciopero includa il lavoro in casa; non assumerci il lavoro non retribuito che dovremmo assumerci, come la cura dei bambini e i lavori domestici. Ci aspettiamo che mariti, padri, fratelli e zii si assumano le responsabilità legate alla famiglia e alla casa: preparare la colazione e il pranzo al sacco, ricordare i compleanni dei parenti, comprare un regalo per la suocera, fissare un appuntamento dal dentista per tuo figlio.

L’Islanda è il paese più vicino all’uguaglianza salariale

La protesta in Islanda arriva a circa 50 anni di distanza da uno molto simile, in cui incrociarono le braccia casalinghe e lavoratrici: l’adesione fu enorme, con più dell’80% delle donne che aderirono al blocco. Lo sciopero islandese è fondamentale anche perché organizzato nel paese primo per uguaglianza di genere per 14 anni consecutivi secondo il World Economic Forum (WEF). Un aspetto che deve lasciar intendere come l’attenzione rivolta a questo tema non debba abbassarsi.

Lo slogan della protesta, definita dagli insegnanti come un atto di disobbedienza civile, è Questa la chiamata uguaglianza?. Oltre all’uguaglianza, la richiesta è quella di una lotta continua contro la violenza di genere e che venga riconosciuto il contributo delle donne e delle persone non binarie. Alla manifestazione sono attese 35 sigle differenti tra associazioni, sindacati e reti femministe, che sfileranno nella capitale, Reyjkjavik.

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Beatrice Balbinot
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