Emerson, Livorno, mancino spaventoso. Sono sufficienti queste tre parole condite da un aggettivo per far tornare a tutti in mente il giocatore di cui parliamo. Nasce e cresce calcisticamente in Brasile, poi nel 2003 la decisione di sbarcare in Italia partendo dall'Atletico Calcio in Serie D per cominciare la scalata. Nuorese, Taranto, Lumezzane, Reggina e Livorno nel 2012 con cui conquista la Serie A a trentatre anni. Come uno scalatore ha raggiunto la vetta per poi riscendere sempre con lo stesso entusiasmo fino al ritorno in Sardegna. Vive a Nuoro che è diventata la sua seconda casa vestendo nuovamente la casacca della Nuorese in Promozione. Abbiamo intervistato in esclusiva per Tag24 Emerson, l'Highlander del calcio italiano che a 43 anni non ha nessuna intenzione di smettere di giocare.
Cosa ti spinge a 43 anni a giocare ancora a calcio?
La mia è solo passione per ciò che ho fatto durante tutta la mia vita. Sono grato alla mia infanzia e a tutte le opportunità che il calcio mi ha concesso, ho conosciuto compagni che sono diventati amici e questo per me è impagabile. Ho sempre fatto delle scelte che facessero stare bene me e la mia famiglia senza guardare il lato economico. Sono stato aiutato anche dal non aver mai subito infortuni seri durante la mia carriera
La Nuorese ha rappresentato la tua seconda casa?
Ho deciso di tornare a giocare qua perché ho sempre vissuto a Nuoro. Dopo che ho conosciuto mia moglie mi sono fermato in Sardegna dove ho comprato casa e ci trascorrevo le mie ferie al termine di ogni campionato. Nuoro è diventata la mia casa, in Brasile ci torno sempre in vacanza perché ho i miei genitori e mio fratello.
Sei arrivato in Serie A a 33 anni con il Livorno, è stato un coronamento del sogno?
Ho sempre sognato con i piedi ben piantati per terra. Sapevo che non era facile arrivare al massimo livello, ringrazio anzi le persone che ho incontrato durante la mia carriera perché mi hanno voluto bene e spinto verso certi traguardi. Mi sono sempre sentito in dovere di rispettare la città che rappresentavo, dalla Eccellenza con la Nuorese fino alla Serie A con il Livorno. Ho fatto il salto di qualità nelle categorie perché penso di essere stato bravo ma anche fortunato
Ti è mai arrivata una proposta da una big di Serie A?
Non mi è mai arrivata una chiamata da una squadra di un certo livello, mentre stavo a Livorno mi sono arrivate delle offerte economicamente molto più convenienti ma ho sempre preferito il sentirmi bene. In amaranto stavo bene e riuscivo a rendere al massimo nonostante qualche problema fisico, ne approfitto per ringraziare nuovamente la società che non mi ha mai abbandonato. A questo aggiungiamo che avevo già 34 anni e quindi era molto difficile che potesse arrivare una big.
Che sensazione hai provato a segnare in Serie A?
E’ il sogno di ogni bambino che inizia a giocare a pallone. Ne ho fatti due e sono i più belli della mia carriera. Ho realizzato un desiderio e questo è una cosa meravigliosa
Sei stato allenato da Davide Nicola, ti stupisci che non è riuscito a trovare un progetto?
Mi dispiace molto perché l’ho conosciuto quando era ancora giocatore al Lumezzane prima che diventasse il mio allenatore. In campo era un ragazzo intelligente, si vedeva che aveva la stoffa del tecnico per i consigli che dava a tutti i compagni. Quando è passato in panchina si è subito capito che aveva qualità importanti, ricordo che in una intervista nel 2010 dissi di ricordarsi di lui perché sarebbe arrivato in Serie A. Così alla fine è stato, purtroppo però ha sempre preso situazioni difficili dove riusciva a salvare le squadre per poi trovare un progetto completamente cambiato l’anno successivo
Qual è il calciatore che più ti ha impressionato?
Nella mia carriera ho affrontato davvero tanti avversari bravi in tutte le categorie con alcuni che sono riusciti ad arrivare anche in Serie A e in B. Se devo fare un nome però dico Andrea Pirlo, un giocatore davvero fenomenale
Chi vedi favorito per lo scudetto?
E’ sempre difficile fare un pronostico ad inizio stagione, di sicuro non c’è un Napoli tipo l’anno scorso che è partito subito forte creando un divario importante. La classifica è corta ma penso che alla fine saranno Inter, Milan, Juventus e Napoli. Penso sia difficile che possa esserci qualche sorpresa ma mi piace che è così equilibrato, rende tutto più divertente
Miura gioca ancora a 56 anni, il tuo obiettivo è superarlo?
Beato lui ma non credo sia possibile. Nei campionati professionistici ho dato il massimo fino all’anno scorso con l’Olbia, spero di giocare finché starò bene fisicamente e mentalmente con la Nuorese. Voglio portare avanti un progetto della società per far crescere la nostra città, vogliamo dare una opportunità ai nostri ragazzi che sognano di entrare nel mondo del calcio. E’ un progetto che mi piace perché abbraccia l’aspetto sportivo ma anche quello sociale, mi ha colpito quando me lo hanno proposto e quindi sono tornato a casa molto volentieri
Hai ancora una lunga carriera davanti ma appesi gli scarpini al chiodo in che ruolo ti vedi?
Voglio rimanere nel mondo del calcio e lavorare con i ragazzi per trasmettergli la mia passione e fargli capire che hanno una grande opportunità nei loro piedi. Prima però devono imparare ad essere uomini per bene che rispettano tutti e tutto, una volta capito questo si può diventare calciatori che è solo una conseguenza di come sei fuori dal campo