L'ex vicepresidente di Donald Trump, Mike Pence, ha deciso che non parteciperà più alle presidenziali degli Stati Uniti, che nel 2024 eleggeranno il nuovo presidente. Lo ha annunciato ieri alla Conferenza della Coalizione Ebraica Repubblicana a Las Vegas. Ora si pone un quesito: quando sarà il momento, Pence chi appoggerà? Il suo ex presidente Trump o un altro candidato repubblicano?
I sondaggi sul gradimento dei vari candidati repubblicani non lo premiavano ed indicavano Donald Trump in una posizione di forte vantaggio: ecco uno dei motivi che hanno spinto Mike Pence a rinunciare a correre per la presidenza degli Stati Uniti nel 2024. L'ex vicepresidente di Trump lo ha annunciato ieri alla Conferenza della Coalizione Ebraica Repubblicana a Las Vegas, una convention importante specialmente in questo periodo di guerra fra Palestina ed Israele.
Pence non è sceso nei dettagli per spiegare la propria rinuncia, ma ha lasciato un messaggio di ringraziamenti a chi (fra sostenitori e finanziatori) lo ha sostenuto:
Gli inizi della campagna elettorale per Pence, però, non sono stati semplici. I potenziali elettori, specie quelli evangelici e conservatori, sembrano ancora molto vicini a Trump o, in seconda battuta, al governatore della Florida Ron de Santis. I finanziatori stavano cominciando a far venire meno il proprio sostegno e Pence cominciava a trovarsi nella situazione di non avere fondi per partecipare al primo dibattito televisivo fra candidati (620mila dollari di debito e solo 1,2 milioni di dollari in contanti a disposizione).
Anche se probabilmente il ritiro di ieri potrebbe segnare la fine della carriera politica ad altissimi livelli di Pence, rimane comunque indubbio che al momento giusto l'ex vicepresidente potrebbe spostare i propri delegati o il proprio elettorato verso un candidato di suo gradimento. A tal proposito ha detto:
Sembra improbabile, però, che Pence dia il proprio appoggio a Trump, considerato che l'ex vicepresidente si rifiutò il 6 gennaio 2021 di invalidare l'elezione di Biden a presidente degli Stati Uniti, come anche le (tiepide) critiche rivolte per le azioni illegali che Trump avrebbe fatto per rimanere alla presidenza.